Categoria: Sport

Tre gare della Superbike disputate sul circuito di El Villicum in Argentina, ma l’evento che ha tenuto banco nel week end è stato il comunicato shock che sei piloti hanno diramato Sabato rifiutandosi di salire in moto,

un comunicato duro che scoperchia, se avvalorato, un campionato fatto ancora di parecchie ombre, costrizioni, interessi, di piloti la cui sicurezza resta nelle mani di chi tratta interessi commerciali, non della salute di questi ragazzi.

Tempi come questi in MotoGP sono scomparsi ormai da molto tempo, l’associazione piloti ha imposto la propria voce in materia di sicurezza, costringendo la direzione gara, la Dorna e la FIM, a  mettere al primo posto, prima ancora del business padrone, l’opinione dei piloti nel giudicare le condizioni di gara. Con questa Superbike sembra di essere precipitati nel medioevo, se il comunicato dei sei piloti che non sono saliti in sella rispecchiasse la verità, ci sarebbero parecchie questioni da analizzare, parecchie questioni per cui la FIM dovrebbe prendere provvedimenti, ma non contro i piloti. Ma la FIM è ancora un ente credibile?

Superbike Argentina 1


I SEI RIBELLI

I piloti sono Leon Camier, Eugene Laverty, Chaz Davies, Sandro Cortese, Marco Melandri e Ryuichi Kiyonari. La questione parte già dal primo approccio alla pista di El Villicum, trovata dai piloti riasfaltata da pochi giorni, ancora sporca dopo i lavori, e con le temperature in forte salita cosparsa dell’olio che trasuda dall’asfalto ancora non completamente assestato. Il comunicato racconta che dopo la caduta di Baz e di Haslam, 14 piloti si sono riuniti per decidere, e chiedere, la sospensione della gara del sabato, per poi correre le due Race la domenica, dove una più bassa temperatura avrebbe permesso alla pista di riprendere uno stato utilizzabile.

Quindi non piloti riottosi o scioperanti, come qualcuno li ha voluti raccontare, ma alla ricerca di una soluzione per correre in sicurezza come loro diritto. A quanto pare però al momento di comunicare la decisione il fronte si è spaccato, forse sotto qualche tipo di pressione. Ma la cosa più grave è che in quei momenti, stando al comunicato piloti, un responsabile FIM avrebbe mostrato ai piloti foto delle macchie di olio emerse dall’asfalto, citando anche il fatto che la pista di El Villicum fosse pronto per l’omologa. Se il fatto venisse confermato sarebbe gravissimo.

Superbike Argentina Rea e Bautista

Chi parla di ragione dalla parte di chi è salito in sella solo perché non ci sono state cadute, o cadute con infortuni seri, evidentemente sposta l’asticella della sicurezza più in là, là dove prima di intervenire si attende il fatto grave. Una pazzia. Qualcuno cavilla sul quando i piloti hanno deciso di non correre e per coerenza quando avrebbero dovuto decidere di non correre, non valutando che sono ragazzi sotto pressione e con contratti traballanti.


IL COMITATO PILOTI CHE NON C'E'

A questo punto l’unico evento auspicabile è una svolta, il gestore dovrebbe fare atto di integrità e costituire un comitato piloti per la sicurezza analogamente a quanto fatto in MotoGP, dando legittimità istituzionale al di là del poco potere che possono avere oggi i piloti della Superbike in autonomia, quando a causa dei bassi ingaggi e delle selle instabili non hanno alcuna forza di contrattazione con team e gestore. Qui si vedrebbe davvero il senso etico di un promoter che tutela la sicurezza prima del business.

Dopo questo episodio torbido come l’olio che trasuda dall’asfalto, a El Villicum è stato ancora un week end all’insegna di Jonathan Rea, il campione del mondo in carica e con già il titolo dell’anno in corsa in tasca, ha vinto due gare su tre, soccombendo ad Alvaro Bautista solo in Gara1.

Superbike Argentina 2

Lo spagnolo ha provato a rialzare la testa, e sull’asfalto scivoloso di Gara1, dove le moto annaspavano, è riuscito a far valere le sue maggiori doti di motore, mentre la Kawasaki di Rea capace di fare la differenza nel misto, nonostante la resistenza nelle prime fasi della gara, ha dovuto cedere le armi alla superiorità del duo ritrovato.

Ma già in Superpole Race con un asfalto più fermo e con il grip ritrovato, la Kawasaki e Jonathan Rea hanno ripreso a viaggiare veloci nel misto, abbastanza da rintuzzare gli attacchi di Bautista e guadagnarsi la prima casella al via in Gara2. E’ in Gara2 che Rea completa il suo lavoro, andando ad incrementare la differenza tra sé e gli altri piloti. Partito subito bene e con un distacco in crescita, commette un errore dopo sei giri che gli vale la perdita della prima posizione, che prontamente recupera mettendo in luce le doti di supremazia della Kawasaki sul misto. Bautista da metà gara inizia a faticare, cedendo le armi, prima a Chaz Davies, e poi a Razgatlioglu, finendo giù dal podio.

Penultimo round del campionato che consegna il titolo al team ufficiale Kawasaki e il titolo di miglior pilota indipendente a Toprak Razgatlioglu con la Kawasaki del team Puccetti. Si presenta quindi in Qatar pronto per i festeggiamenti, e in attesa che abbia un seguito quanto accaduto in Argentina.

Prossimo appuntamento con la MotoGP domenica prossima all’alba dal Giappone.

Wolf

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IL COMUNICATO PILOTI COMPLETO

"Le moto da corsa sono il nostro sogno d’infanzia, la nostra passione e il nostro lavoro. Non vogliamo altro che correre e dare il massimo quando le luci si spengono. Non vorremmo mai deludere i fan presenti, gli spettatori a casa, i nostri sponsor, i nostri team o i Costruttori che rappresentiamo. Tuttavia, a volte devi difendere ciò che è giusto, soprattutto quando si tratta della sicurezza del pilota. Di seguito forniamo alcune informazioni sul perché sei di noi, con riluttanza, hanno  preso la decisione di non correre.

Venti minuti prima dell’apertura della pit lane, la maggior parte dei piloti del WorldSBK (14 su 18) si sono incontrati in privato. Eravamo tutti d’accordo sul fatto che non eravamo a nostro agio a correre viste le condizioni della pista qui a San Juan. L’opzione preferita era quella di annullare la gara di sabato e di proseguire domani. Con due gare di piena lunghezza (21 giri, ndr) nelle condizioni più fresche previste per domenica. Questa opzione è stata espressa all’organizzazione. Ancora una volta, la maggior parte dei piloti  ha convenuto che questo era il miglior compromesso. Correre di domenica piuttosto che di sabato avrebbe dato  agli organizzatori la possibilità di pulire ulteriormente il circuito e trarre vantaggio dalle temperature più basse. Nelle condizioni più fresche sperimentate durante la sessione FP3 del mattino tutti i piloti hanno concordato che il circuito fosse in condizioni accettabili.

Comprendiamo che il lavoro da eseguire in pista è stato gravemente ritardato, il che significa che l’asfalto è stato terminato solo nei giorni precedenti l’evento WorldSBK. Ciò apparentemente non ha dato il tempo alla superficie di stabilizzarsi e quindi oggi, con le  temperature estremamente elevate della pista, gli oli di catrame sono affiorati in   superficie. Comprendiamo che è stato questo olio che probabilmente ha causato l’highside di Haslam (venerdi, nella FP1) e ha mandato Baz in ospedale (nella Superpole, ndr). Entrambi mentre sono caduti nel loro giro d’ingresso in pista.

Questa situazione riguardo l’olio è stata confermata appena dieci minuti prima dell’apertura della corsia dei box quando un commissario FIM coinvolto nell’ispezione finale del circuito ci ha mostrato delle foto che mostravano le infiltrazioni di olio a cui avevano assistito pochi istanti prima. La nostra idea dopo aver visto queste immagini era che non vi era alcun modo per l’organizzazione di far partire  una gara che avrebbe determinato rischi così evidenti.

Per diversi mesi tutti sono stati consapevoli delle condizioni che probabilmente avremmo trovato a San Juan. Nonostante ciò, siamo arrivati ​​qui trovando un circuito che, a nostro avviso di piloti, non è adatto allo scopo. Ciò è stato confermato da un rappresentante della FIM. Che ci ha detto che questo circuito non soddisfa i requisiti di omologazione, anche prima dell’inizio del fine settimana. Ci sono tanti aspetti che non sono all’altezza.

Oggi è stata la nostra opportunità essere un gruppo e dimostrare che siamo preparati solo a correre gli enormi rischi che facciamo sui circuiti che soddisfano gli standard di sicurezza richiesti del 2019. A causa delle varie pressioni esterne esercitate sui piloti e gli  interessi personali, il nostro gruppo di 14 piloti si è diviso e la nostra voce non è stata ascoltata. Invece, noi sei siamo stati fatti apparire come una minoranza dirompente che non voleva andare a correre, il che non è vero.

Confidiamo che gli  organizzatori ci  assicurino che ogni circuito che visitiamo sia adatto allo scopo, indipendentemente dalle sfide che possono affrontare in diverse aree geografiche. Qualunque siano le sfide , è nostra opinione che almeno debbano ascoltare i piloti. Ed essere pronti ad adattare il programma durante il fine settimana se è nell’interesse della sicurezza.

Nessuno vuole che il cambiamento avvenga solo a causa di un incidente. Speriamo che, dopo oggi, ci sia  una cooperazione continua e rafforzata tra i piloti, i team, Dorna e la FIM. Per garantire che la sicurezza dei pilota  rimanga la priorità nel nostro sport.

Ora, prepariamoci a correre domenica."

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