Categoria: Dentro al bauletto

<Desmo e traliccio e godo come un riccio>. Alzi la mano chi, in special modo i Ducatisti, non ha mai sentito o letto questa espressione. Ora questo “colorito” atto di fede rischia di entrare nei libri di storia, solo che gli appassionati resteranno li solo a leggere, mentre quel binomio sarà li a morire.

Una condanna a morte che sembra lenta e inesorabile, che sta già scatenando le ire dei puristi e seguaci soprattutto dell’ing. Taglioni, padre e creatore del sistema Desmo. Un sentenza che pare scritta con la presentazione del nuovo V4 di Borgo Panigale dedicato alla Multistrada che abbandona la distribuzione desmodromica a favore di una più classica a molle di richiamo. Il traliccio, ben lo sappiamo, è già stato messo in discussione da tempo. Sarebbe facile chiuderla qui, buttare benzina sul fuoco, additare i tecnici Bolognesi come traditori della patria, della tradizione e dire che mangiano la pizza bevendo cappuccino.

Ma credo sia doveroso fare un ragionamento più ampio. E premetto che chi scrive è Ducatista da più di 20 anni e che con le proprie moto Bolognesi ha percorso più di 200 mila km.

Fatta questa doverosa premessa vorrei portare l’attenzione su due punti fondamentali. La storia da un lato, il progresso e l’economia di utilizzo, dall’altro.

Aprendo i libri di storia, possiamo facilmente leggere che Ducati iniziò a produrre motori “classici” a partire dal secondo dopoguerra, e Taglioni introdusse la distribuzione Desmodromica solo a partire dal 1956 come a dire che la storia non è iniziata con il “Desmo” ma sicuramente quest’ultimo è la storia di Ducati. Non sono così esperto a livello tecnico per poter dire con precisione se questo tipo di sistema fosse arrivato alla frutta, intendo a livello di prestazioni, anche perché il V4 della Panigale (per ora) si basa ancora sul “vecchio” sistema del Taglioni. Non so nemmeno dire se è una questione di costi di produzione, di cambi di strategia o di un necessario balzo in avanti per la rincorsa sempre più frenetica di prestazioni e (forse in secondo piano) affidabilità. Permettermi però di dire che una realtà imprenditoriale ed industriale come Ducati non può aggrapparsi alla storia, non all’infinito almeno, ma al contrario proiettarsi al futuro anche se ciò vuol dire abbandonare in un angolo un pezzo consistente di cuore. Qualche anno fa avreste mai pensato ad una Porche Diesel? O ad una Ferrari Ibrida? No...non credo. L’evoluzione, a parer mio, deve essere nel DNA di una realtà imprenditoriale, per quanto male faccia allo zoccolo duro di chi ha contribuito al successo delle suddetta realtà. Da Ducatista non posso nascondere un velo di tristezza, questo è certo, ma da motociclista sostengo chi osa, e Ducati e tutti i suoi uomini lo stanno facendo.

Parliamo adesso di “economia di utilizzo”. Ma come Fagna, spenderesti 20K per una Multistrada V4 e poi staresti a guardare di risparmiare sui tagliandi?? Beh sicuro, rispondo subito e ti spiego anche perché; tu che leggi queste righe sai come funziona la distribuzione Desmodromica? Non annoiamoci troppo con la tecnica diciamo che tutto è affidato ad una cinghia in gomma, la cui corretta manutenzione è fondamentale per non mandare a fan…..benedire il motore. Bene la suddetta cinghia ha una durata media di due anni o 20,000 km (30.000 negli ultimi modelli). Questo recitano o recitavano tutti i libretti di uso e manutenzione. Quindi se tu in due anni fai 1.000 km le cinghie le devi cambiare lo stesso. E l’operazione costa qualche centinaio di euro..così per dire. Ovvio vi posso presentare persone che le hanno cambiate dopo 4 o 5 anni ed è sempre andato tutto bene, ma ne ho conosciuti tanti che hanno buttato a culo un motore per distrazione o per cercare di risparmiare. Perchè se quella santa cinghia si rompe non hai tempo di reagire, le valvole non si aprono e puffff “svampato senor”. Poi senti dire <le ducati hanno un sacco di difetti>> poteva essere vero per le moto degli anni ‘80, ma poi pian piano i difetti congeniti sono via via calati di numero...a patto di...rispettare una corretta manutenzione. Io l’ho sempre fatto alla lettera e la mia Ducati ST2 del 2002 segna 155.000 km, senza mai aver avuto problemi seri. Ma quanto mi sono costati questi 155.000 km in manutenzione? Tanto..tanto davvero poiché quando avevo tempo e voglia 20.000 km li facevo in un anno….voleva dire un “tagliandone” da svariate centinaia di euro ogni hanno, da sommarsi a quello classico di 10.000 km con cambio olio e filtri. Insomma negli anni mi sarei comprato un altra moto.
Con il nuovo V4 Ducati dichiara intervalli di manutenzione pari a 60.000 km…...seduti…..60 mila!!!! L’olio va cambiato più spesso, il piano manutenzione prevede 15.000 km. E le cinghie non ci sono più. Quindi il portafogli non può che plaudire per questo cambiamento.

Tiriamo le conclusioni. Al prossimo WDW (World Ducati Week) vedo già il paddock divisio in due. I desmodromici da un lato, i V4 no desmo dall’altro. I primi alzeranno i forconi, accenderanno le fiaccole e organizzeranno “un somosso” (cit. Frankestein Junior) i secondi accenderanno beati le loro Multi V4 e daranno del gran gas. Tutti quelli che esibiscono con orgoglio il desmo tatuato sulla pelle gireranno seminudi, ma alcuni, di sicuro cercheranno un bravo tatuatore che modifichi il tutto. Dai lo sappiamo...alla fine in amore tutto si perdona. Non date retta sempre e solo ai social….intanto però io prendo i pop corn per godermi le varie scene.

Viva chi osa, viva il cambiamento. Ne sono convinto. E mentre urlo questo nei miei pensieri, penso che questa notte metterò una coperta in più, giù nel box, sui miei “desmo” e “tralicci” per la felicità dei ricci….aculei compresi…

 

Fagna

 

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