Categoria: Biker World

Ci sono buone probabilità che possa ripetermi nel descrivere l'evento di Verona, un po' preso da qualche sintomo precoce di demenza senile, un po' causa il rimbambimento causato da qualche coscia lunga che ti appare davanti all'improvviso colpendoti in faccia come un ceffone, non fosse il fatto che dopo pochi attimi la realtà ti arriva addosso come ti avessero tirato una secchiellata d'acqua.


Pensate non sia così pericolosa? Beh, a parte una "pupa" (ma quanto sono vintage?) in uno stand con un paio di pantaloni trasparenti con perizoma a vista, mi sono domandato se una bionda formato Pamela Anderson, che mi ha bloccato all'ingresso della presentazione Honda Pata, avesse il porto d'armi per quel paio di labbra maiuscole su cui il mio cervello è andato in blocco per alcuni secondi.

 


Orgogliosamente fiera?

Comunque quella di Verona può sicuramente vantare il titolo di "fiera", oggi come ieri, nonostante molte case siano più attirate di quanto non fosse una volta, lo stile, il carattere e l'aria di festa che si respira continua ad essere quella della fiera tutta bancarelle e profumi, quella che ancora oggi attira la mia fantasia più del patinato salone dove le luci sono così abbaglianti a volte, da uscire e chiederti "cos'è che ho visto?". L'evento di Verona è diverso, la domanda che ti fai uscendo può variare dal "quanti soldi ho avanzato?" all'ossessivo "perchè non l'ho comprato, perchè non l'ho comprato, perchè non l'ho comprato" fino a "dov'è che posso nascondere questa roba per non farla vedere a mia moglie?"
E' strano come accada che qui, per quanto ci sia l'intezione, quell'anima un po' sporca, ruvida da motociclista venga sempre a galla. E' come se una verniciatura perfetta venisse raschiata appositamente per portare a galla il metallo grezzo. Gli stand hanno sempre qualcosa di grezzo appeso da qualche parte, le ragazze inguainate in tutine attillatissime hanno tatuaggi a dir poco minacciosi, le moto trasudano di selvatico invece che brillare.
Spero che il suo patron si fregi orgogliosamente di organizzare la più grande "fiera" motociclistica del paese.

 

 


Dimmi tre cosette... (il resto della filastrocca lo conoscete)

Ma al di là delle solite cose vediamo cos'è cambiato quest'anno. Eh già, perchè come avrebbe cantato un famoso gruppo questa "è la fiera che cambia, nella forma e nel colore, è in trasformazione". Dire che Verona è la fiera che fa la tendenza non è corretto, più di tutte però è la fiera che misura la febbre della passione motociclistica del momento.
Tre sono i segnali che più di tutto ci sono rimasti impressi:
- i poccoli customizzatori hanno invaso la fiera accanto ai nomi più blasonati
- alcuni big dopo aver fatto un tentativo per essere presenti in maniera ufficiale, si sono rimessi in mano ai dealer locali
- ma soprattutto, abbiamo visto tra i tanti visi rugosi, ma con occhi giovani di passione, molti giovinastri, una nuova generzione

Sono segnali che a noi fanno comunque piacere, Verona è una grande fiera con dentro bancarelle, giostre, maghi e fattucchiere, giocolieri e tatuatori, "leonesse" e ruote panoramiche, ma più di tutto è uno sguardo sull'umanità motociclistica, italiana e non, quella che più che sui social network e nei bar del centro, potete trovare sulle strade in moto, che parlano di moto e sono ancora capaci di meravgliarsi. Vedere in mezzo a loro una nuova generazione, che a volte si fatica a vedere nei "saloni", fa presumere che la passione stia tornando, che c'è una nuova era alle porte.

 

 


Un carattere su misura per tutti

La presenza dei customizzatori, piccoli o già famosi, ha riempito molti padiglioni. Le cose che abbiamo visto sono tra le più disparate. Qualcuno ha presentato qualche creatura improbabile, qualcuno ha messo in mostra grande maestria costruttiva con finiture d'eccellenza, qualcuno è apparso molto... visionario(?), ma sono stati loro i protagonisti, relegando un po' i padri fondatori della fiera, i re del custom, in piccole nicchie. Per questo dico che questa fiera è un termometro. Fuori dai padiglioni e della fiera, sulle strade di questa Italia, c'è tanta voglia di esprimere un carattere motociclistico forte e pieno di personalità, un io su due ruote, qualcosa che non passi solo per un prodotto, ma per l'espressione di sè stessi. Quest'ondata trova riscontro in questi tanti, moltissimi, garage dove un motociclista più che trovare una moto pronta, può trovare l'interprete giusto di qualcosa che deve ancora nascere.

Certo, il custom resiste, la presenza imponente di Harley Davidson e di Headbanger non sono passati inosservati, così come la bellezza delle loro creature e il folto pubblico che ha invaso i loro stand. Ma questa fiera parla di cafè racer, parla del buon caffè in stile italiano, il migliore. Attenzione però, questa non è una "fiera" del tipo guardare e non toccare, tutt'altro. I "personaggi" che animano gli stand, che vi guardano passare, sono prima di tutto motociclisti come voi. Come voi amano parlare di moto, e solo una passione fuori dal comune li ha portati a realizzare qualcosa di speciale. Fermatevi a parlarci, chiedetegli quale idea, quale sentimento, quale pezzo di anima hanno messo nella creatura nata nella loro officina. Scoprirete non uno, ma tanti mondi. Scoprirete altri motociclisti che non vedono l'ora di parlare con voi. Nemmeno "il Solitario" vi negherà due chacchiere.

 

 

Bancarelle? Accessori? Vestiti? Pezzi per moto? Hamburger e panini? Caramelle, ciambelle e cioccolato? Beh, non vi ho detto che le bancarelle sono parte integrante di questa fiera e di tutte le fiere che si rispettino? Come abbiamo avuto occasione di dire tra di noi uscendo alla fine del "viaggio", il giorno in cui usciremo da Verona senza aver visto qualcuno con un treno di gomme sulle spalle, sarà una fiera diversa.

E voi? Che tipo di fiera siete?

Wolf

PS non perdetevi le 3 pagine di gallery!!!

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