Suzuki GSX550EF
Categoria: trafiletti

I gusti sono personali, per fortuna, e la scelta della moto, del suo colore e della grafica, segue proprio il personale senso estetico.


Non per nulla le case spesso mettono in catalogo diverse colorazioni dello stesso modello; un modo per accontentare le diverse sfumature dei motociclisti e, secondo me, anche di rendere più colorato, più vario e in qualche modo personale il mondo motociclistico.
Il colore non cambia la sostanza della moto, ma sicuramente ne esalta l’estetica dando maggior risalto alle forme e di conseguenza al gradimento personale.
Certo ogni marca motociclistica ha il suo colore tipico nell’immaginario collettivo, sviluppato soprattutto negli anni ’70/’80 dove i colori presero prepotentemente piede rispetto agli anni precedenti fatti soprattutto di mono tinta.

La Kawasaki è verde, la Ducati è rossa, la KTM è arancio, la MV Rosso/grigia, la Yamaha rosso/bianca (o giallo/bianca), ecc.
Per me la Suzuki è bianca e blu, o azzurro che sia, non so se questo corrisponde davvero ai canoni estetici dell’immaginario di cui sopra, ma di fatto le moto di Hamamatsu che negli ’80 mi hanno fatto sognare avevano quei colori; ricordo le GSX750R e la sorella 1100, inarrivabili per i miei piccoli risparmi da studente e quei colori li ridimensionai sulla “Piccola” ma per me allora esagerata Suzuki GSX550EF.
Un salto dal Benelli 125 2C che mi ha proiettato nel mondo delle moto “vere” con quella sua carenatura capace di portare il tachimetro oltre il traguardo dei 200 km/h e con quei 65 cavalli, che ora fanno ridere molti, capaci di emozionare davvero.
Quella ruota anteriore da 16” pollici che tanto andava di moda e faceva Racing seppur la moto mantenesse una linea non esasperata per poter accogliere sulla sua sella comodamente un passeggero che poteva contare sull’aiuto psicologico di un codino degno di nota e su quello reale di un bel maniglione a cui aggrapparsi.

Era lì sulle riviste specializzate, nelle prove, ma soprattutto nelle vetrine di via Papiniano a Milano che i F.lli Sacchi avevano affiancato alla storica officina di via Rembrant, aspettava solo me, nella doppia colorazione rosso/nera e Bianco/azzurra.
La Suzuki per me era ormai definitivamente in quest’ultima colorazione, anzi in “quella” colorazione del 1985 con un elegante filo oro, affiancato a uno sottile rosso, che correva nei cambi di colore sulle carene.
Mi ero decisamente innamorato tanto che all’uscita della colorazione 1986, sempre nella stessa doppia scelta, decisi di acquistare proprio l’ultima disponibile dell’anno precedente nonostante Gino Sacchi avesse cercato di convincermi con la motivazione che la nuova aveva l’antidive (allora si usava) regolabile anziché fisso. La realtà era che la nuova anonima colorazione, seppur bianca/azzurra, non era riuscita a far breccia nel mio cuore.

Potenza dell’estetica, forza degli abbinamenti cromatici che possono determinare il successo di una moto, e che comunque spesso sono davvero la molla che fa spingere verso la moto dei desideri.
In effetti quella è stata l’unica Suzuki che in questi anni è transitata nel box, altre marche e colori si sono alternati nel frattempo, ma rimango dell’idea che la Suzuki debba essere Bianca e Blu!

Flap

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