Categoria: trafiletti

Ricordando R. Patrignani


 

La Passione, quella che molti di noi hanno dentro, trasmessa splendidamente nei libri di Roberto Patrignani nei sui libri.

Pilota, giornalista e scrittore scomparso nel 2008, ma che ci ha lasciato pezzi come questo:

“Troppo bella.

Oggi siamo usciti insieme per la prima volta.

Non è stata una esperienza felice in tutti i sensi. Lei troppo avvenente, formosa,esuberante, eccessivamente vistosa. Io chiaramente della mia età, esageratamente preoccupato della stonatura, stupidamente timido, irosamente geloso, imbarazzato nell’esibire tanta grazia. No, non è stato bello.

Come se non bastasse la disarmonia estetica fra noi due, ci si è messa la sua notorietà. Troppi rompiscatole a ronzare attorno, a verificare da vicino se si trattasse proprio di lei, con la sfrontatezza di rivolgermi delle domande che la riguardavano.

Odio il prossimo quando è curioso, ironico, tendenzioso; non reggo gli occhi sgranati a trapassare da parte a parte te e chi t’accompagna, i sorriseti cretini, commenti a fior di labbra o la falsità di apprezzamenti rivolti con enfasi esagerata.


Possibile che non esista al mondo gente in grado di comprendere che in un rapporto un po’ sproporzionato all’apparenza, può celarsi un’intesa che non tiene conto del bello e del brutto, del giovane e del vecchio, o – per assurdo – se uno viene da Marte o da un altro pianeta?

Si, ma quale intesa, se proprio tra noi già si era creato un evidente, reciproco disagio? Non certo antipatia, ma un velo di imbarazzo questo si.

Ci trovavamo entrambi per la prima volta al cospetto di una dispettosa realtà, tutto un succedersi di banalità da affrontare senza avere il necessario affiatamento per lasciare defluire con scioltezza, ridendone, con quella confidenza che rende tutto spontaneo. Io, teso e istericamente premuroso, lei briosa, accondiscendente, ma attentissima e sensibile a ogni mia piccola mossa e atteggiamento. Pfuiii c’era da sudare anche a non muovere un dito.

È andata a finire che da questa prima breve gita che avrebbe dovuto rendere felice me e contribuire a sciogliere un pochino lei, sono rientrato a casa assai perplesso. A parte qualsiasi considerazione forse morbosamente fantasiosa, una cosa era certa: mi era piombato addosso, come una valanga, il terribile dubbio che non fossimo fatti l’uno per l’altra.

Sapevo di espormi, sapevo di rischiare, ma sentivo anche che questa poteva essere l’ultima cotta della mia esistenza, l’ultimo slancio di un animo ancora vivace e curioso, cui si aggrappava però, già un po’ affannata e ingombrante, una carcassa stentava a reggerne il passo. Ecco vedevo in lei l’ultimo sogno ai confini del realizzabile, l’ultima fiammata di un fuoco di bivacco che non ha più legna per alimentare e, all’approssimarsi del buio, ti lascia solo a rimirare la brace; buona per fissare lo sguardo mentre scorrono i pensieri e i ricordi, ma non più per scaldare.”

 

Da “Ti porterò a Bray Hill” di R. Patrignani


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