Così Jonathan Rea ha vinto il terzo titolo consecutivo nella WorldSBK, una supremazia incredibile e con largo anticipo rispetto alla fine del campionato.
Eppure non ci sono stati clamori, lui stesso è un pilota misurato, quasi anonimo quando non è in sella, persino la sua guida non è spettacolare, solo tremendamente efficace.
Un pilota silenzioso, come ce ne sono stati molti nel passato delle gare motociclistiche, piloti d’indubbio valore dimostrato, ma senza eccessi né in pista né fuori.
Non personaggi da paddock, nessun eccesso in caso di vittoria, nessun pettegolezzo nella via privata.
Mi torna in mente un tal Eddie Lawson, quattro titoli mondiali in 500, elegante, preciso, consistente, ma meno spettacolare dei suoi colleghi Americani di quei tempi, eppure un manico esagerato.
Se lo nominate ai meno addetti ai lavori, magari giovani, probabilmente non lo ricordano, mentre sicuramente nella mente un Kevin Schwantz, un titolo mondiale, e un Randy Mamola (nessun titolo ma valore estremo), sono più presenti e famosi.
Per tornare in casa Italiana il pensiero corre a Luca Cadalora, altro pilota consistente e dalla guida pulita, ma non abbastanza istrionico da scalare anche le vette del jet set mediatico.
Probabilmente molti i Piloti silenziosi che si sono affacciati e sono stati vincenti, ma non hanno avuto lo stesso ritorno di notorietà di altri.
Colpa, o forse merito, del loro carattere schivo, riservato forse, di uno stile di vita dedicato magari a se stessi e alla famiglia più che alla ricerca estrema della notorietà.
Piloti che in silenzio, o quasi, sono entrati nella storia del motociclismo, i titoli sugli annuari restano e questo segna il valore vero di un pilota, il resto è solo spettacolo.
Flap