Ducati che vince, Ducati che perde
Il bello dell’ignoranza in materia è che permette di vedere le cose da semplice appassionato, non da tifoso sfegatato e nemmeno da tecnicissimo addetto ai lavori.
Così si fanno le considerazioni più genuine, spesso più azzeccate di quelle “vere”, tutte smentibili in meno di trenta secondi, ma comunque personali e condivisibili.
Ecco una Ducati che investe una valanga di soldi per un Rossi che rende tantissimo in immagine e pochissimo in pista.
L’investimento svuota le casse di Borgo Panicale e porta a scegliere di non partecipare più in forma ufficiale alla SBK anche perché il bicilindrico Bolognese è ormai “Superato”…..tanto che un Signor Checa si permette di essere in testa al campionato con una Ducati “Privata”.
Errore di valutazione? Forse, o magari era tutto calcolato e Rossi andava bene come fenomeno mediatico, l’anno prossimo si rifarà, e una Ducati anche non ufficiale è tra le migliori del mondo in SBK anche senza il supporto ufficiale?
E poi la Honda che è imprendibile quest’anno dopo anni di dominio Yamaha fa pensare a un oscuro disegno di ciclicità prestazionale, magari ben orchestrata all’interno delle stanze dei bottoni del circuito mondiale.
Ipotesi estreme, degne dei gialli di Fleming, che solleticano la mente del motociclista medio e che riempiono bar e forum di discussioni infinite.
Discussioni su regolamenti, sportellate, mescole e dichiarazioni stampa che tengono vivo il settore, perché in fondo noi appassionati siamo così pronti a infiammarci per una convinzione presunta e a difenderla a spada tratta anche contro ogni logica.
Noi appassionati che non sapremo mai davvero cosa si nasconde nel grande circo delle gare, ma ci piace stare lì davanti a una pista, di fronte a un televisore e magari, citando Meda, in piedi sul divano.
Noi che il giorno dopo avremo le nostre convinzioni finché non ci convinceremo del contrario.
Flap