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- Scritto da Fagna
Non lo avrei mai immaginato che guidare un sidecar suscitasse emozioni così forti, intense, mai provate. E non parlo di velocità, quelle con "l'Ural" che sto guidando non sono nemmeno prese in considerazione.
Non lo avrei mai immaginato che guidare un sidecar suscitasse emozioni così forti, intense, mai provate. E non parlo di velocità, quelle con "l'Ural" che sto guidando non sono nemmeno prese in considerazione.
Si sveglia nel sonno di una calda notte d’estate, di quelle che rendono umide le lenzuola e fanno trascinare il corpo traballante verso il frigorifero.
Domenica mattina, la provinciale con il suo traffico festivo scorre verso Lecco e verso il lago.
Procedo lentamente ma sufficientemente veloce da poter superare agevolmente le auto che mi precedono, finché a una rotonda compare Lui.
La matematica non è un’opinione, eppure pare che non sia così.
Le moto, di solito, hanno due ruote e le automobili quattro, eppure sono trattate pariteticamente dal codice della strada e dallo stato, sempre più ottuso e incapace di comprendere il reale potenziale per la mobilità urbana, forse anche economico, del favorire e incoraggiare le due ruote.
E così ridendo e scherzando, facendo quello che più ci piace fare; andare in moto e parlare delle due ruote, siamo arrivati al sesto anno di aMotoMio.
A dire il vero non si siamo nemmeno accorti del tempo che passava, sempre così quando ci si diverte, anche se gli impegni sono aumentati parallelamente alle dimostrazioni di stima da parte delle aziende che hanno avuto la voglia di metterci e mettersi alla prova.
Ormai chiamo così il mio posto di lavoro, una piscina, un contenitore pieno d'acqua dove esseri nuotanti passano del tempo cercando in attività fisica la salute psico fisica.
Lei allora lavorava al bar, dove l’Architetto andava spesso a fare colazione.
Poi lui cominciò ad andare più frequentemente anche solo per un caffè evidentemente attratto dalla qualità del servizio e della simpatia di Lei al di là del bancone.
Espressione colorita di mia figlia che guarda le foto fattemi in pista in occasione di una prova di pneumatici sportivi.
Come dargli torto quando la saponetta è a una decina di centimetri da terra e, il Giornalista, quello vero, dietro di me sembra sdraiato a terra.
Chissà perché negli anni 70 i cattivi andavano sempre in moto e sempre in gruppo, anche nei film che "facevano ridere". Nell'epica sfida con i bastoni, nei prati con il sottofondo musicale degli Oliver Onyons, vidi per la prima volta (avevo forse 5 anni) vedevo sfilare e "volare" letteralmente, ducati Scrambler, e le varie enduro jap che fecero poi la storia.
Erano gli anni ’60, precisamente tra il 1962 e il 1970, e quattro ragazzi di Liverpool, con la passione per la musica, hanno creato qualcosa d’immortale, un gruppo che ha fatto e farà la storia della musica.
Un basso, una batteria e due chitarre, nient’altro ma in fondo c’era tutto per un’infinità di canzoni indimenticabili.
Due occhi azzurri, vispi, vivi e sempre in movimento.
Allegri di quell’allegria che anche una terribile malattia non son, riusciti a spegnere.
Questo mi ricordo, soprattutto, di Fabrizio Pirovano.
Diciamolo la Moto fa bene.
Anche i Motorini, soprattutto se ben stagionati e monomarcia fanno bene, se poi sono assunti indossando un bel paio di baffi, veri o posticci non cambia, gli effetti benefici aumentano in maniera esponenziale alla lunghezza del pelo….no, non quello, quello dei baffi intendo.
Il bello dei social è che ognuno può dire la sua, può condividere, mostrare, comunicare pensieri ed emozioni attraverso frasi, pezzi di canzoni e immagini.
Spesso la bellezza sta nel suono di quelle parole mentre si leggono, nel colore e nelle sensazioni che trasmettono o semplicemente nella dolcezza di uno sguardo.
Seguo un’utilitaria dal procedere incerto, l’andatura è lenta e basterebbe un piccolo colpo di gas per superarla in un attimo, ma sulla sinistra c’è una strada e qualcosa mi dice che l’autista alla guida girerà proprio lì e senza freccia.
Il tempo che da sempre ritengo il bene più prezioso è quello che sfugge veloce, tanto da non rendersi conto di quanto passa in fretta.
Lo sento forte adesso mentre la campagna Pavese scorre ai miei fianchi, mentre il sole piano scende sotto la linea dell’orizzonte.
Un suono metallico scandito da espansioni di moto a due tempi, profumo di olio bruciato e macchie di colore che riempiono la collinetta in un susseguirsi di saliscendi, curve e cunette.
Cavallette impazzite che saltano per poi atterrare poco più avanti e sfuggire con una scarica di cavalli e di terra sparata dai tasselli.
Una volta ho letto su muro di un’officina di un amico un cartello “ C’è un solo modo di fare le cose…quello giusto.” forse ovvio ma non scontato.
Spesso nella mia vita di motociclista che si deve affidare a professionisti per la manutenzione, gomme, meccanica, verniciatura ecc.