Categoria: Le nostre prove

"Headbanger 2012"
Non un modello, ma sei, tante sono le proposte base della casa Milanese che abbiamo potuto testare in una splendida cornice, quella delle terre di Franciacorta, dove, precisamente a Rovato (BS), ha sede la Factory che progetta, studia e produce, o meglio assemblate queste splendide moto.

 

Hollister, Gypsy soul, Foxy lady, High Flyin’ sono nomi che ispirano sogni Americani, nomi evocativi cui si aggiungono le ultime nate Woodstock Boogie e Summertime.
Nomi che sanno di musica, di anni passati che non vogliono passare.


Ritmi musicali, quasi vitali che ritroviamo nelle pulsazioni quasi umane dei bicilindrici che gli donano vita.
Stesso telaio, per tutte le versioni, disegnato da mani esperte e capaci dove trova posto una gamma di motori, da 1450 a 2000 cc, tutti omologati euro3 nonostante l’alimentazione a carburatori.
Motori che vanno dal RevTech 88 pollici dell’Hollister al S&S 113 pollici dell’High Flyin' (anche con il cattivo 121 pollici da 2000cc) attraverso il S&S 93 pollici delle Gipsy Soul, Summertime e Woodsock boogie e il 100 pollici che equipaggia la Foxy Lady.
Motori diversi alcuni più ruvidi e di carattere, altri più morbidi, ma con la stessa caratteristica, tanta coppia in basso che spinge da subito, inutile insistere meglio cambiare rapporto presto evitando che le Good Vibration diventino fastidiose.


E poi ruote anteriori e posteriori di diverso diametro, diverse dimensioni che rendono differente il comportamento di ogni modello.
Manubri di varie fogge poi aumentano la differenziazione e ovviamente la personalità di ogni moto guidata.
Bisogna resettare il cervello e le abitudini, sono moto essenziali, un tuffo nel passato, quasi anacronistico, ma nostalgicamente piacevole.
Motore semplice a carburatori, trasmissione primaria a cinghia, finale a catena, nessuna elettronica, si torna a guidare con l’attenzione alla strada per evitare scodate in accelerazione o in frenata perché si è tolta una marcia di troppo.
Tutto essenziale un disco per ruota a frenare la corsa, l’anteriore apparentemente non grintoso, ma che se chiamato in causa efficace, il posteriore più invasivo, ma anche questa è tradizione.
Strumentazione ridotta al minimo con un minimal tachimetro con display digitale intergrato per poche informazioni sulla percorrenza e l’orario sotto di cui appaiono piccole spie di servizio.


Tanta sostanza e tanto “Ferro” le uniche parti non metalliche sono frecce, fanale posteriore, strumentazione e il plexiglass di protezione della cinghia primaria che così rimane a vista con logo a dare un ulteriore piacere all’occhio dell’appassionato.
Evito di parlare di bellezza e dettagli di pregio, questi sono evidenti dalle foto, sicuramente essere in sella a moto dove ogni pezzo è progettato solo per le Headbanger e su quasi tutti è testimoniato dal logo della casa è un valore aggiunto di esclusività, poi dettagli come la sella e tutti i particolari ricavati dal pieno farebbero la gioia dei Customizzatori più incalliti, eppure qui è tutto di serie e tutto omologato.
Proprio la larga forbice di omologazione di quote ciclistiche e dimensioni permette di poter modificare ogni modello a piacimento fino ad avere delle “Special” di serie e perfettamente in regola con il codice della strada.
Come vanno queste Headbanger?
Ammetto di aver pensato appena salito sull’Hollister “adesso cosa faccio” moto lunga, bassa, manubrio stretto, chiave d’accensione sotto il serbatoio e pedane per me innaturali.


Ma dopo poche curve mi accorgo che non è niente male, devo solo abituarmi alla posizione di cambio e freno, situazione comune a tutti i modelli, risolvibile montando comandi “centrali”, ma questi impongono una posizione a Ranocchia, per me poteva anche andare, e a urtare facilmente nelle manovre da fermo con le tibie le pedane.
Vero che questa posizione più “Normale” da un senso di controllo maggiore, ma data la tipologia, pro e contro, alla fine è meglio abituarsi alle pedane avanzate.
E quella cinghia che scorre sotto la gamba sinistra difficile non distrarsi a guardarla tanto è bella da vedere.
Peccato sia facile raschiare pedane e cavalletto anche nelle meno accentuate curve, ma anche qui basta farci l’abitudine e resettare l’impostazione di guida.
Cavalletto laterale che in alcuni modelli, modificato proprio per aumentare la luce a terra, ha bisogno di un po’ di apprendistato, spesso condito con coloriti improperi, prima di poterlo utilizzare con disinvoltura.


Ogni modello provato è una scoperta e una riconquista di schemi motori motociclistici, basta il manubrio T-Bar al posto dell’Ape-Hanger e la moto cambia, la panciuta ruota da 16” trasmette sensibilità diversa rispetto alla stretta ruota da 21”, componete all’infinito le combinazioni possibili e diventa facile perdersi.
Sono moto “Ignoranti” ci si deve adattare a loro, anche se le personalizzazioni possono rendercele personali giocando con la posizione della sella e altre piccole regolazioni, rimangono moto con un’identità precisa.


Tutte, Foxy Lady a parte, con una sella quasi “ciclistica” e una posizione che ci fa aggrappare al manubrio a ogni apertura decisa di gas, con sospensioni dalle ridotte escursioni anteriori e quasi ridicole al posteriore, con quei due ammortizzatori orizzontali sotto al motore, che poco possono sui tombini e sulle nostre tormentate strade, regalando emozioni forti alla nostra schiena e alle parti molli sotto di essa.
Sei modelli quindi, in diverse versioni, pronti a soddisfare l’occhio, le emozioni e la passione di chi saprà amarle.

HOLLISTER

Il bobber old school della gamma, la più classica e rappresentativa, il caposaldo di Headbanger.
Equipaggiata con ruote a raggi da 16”, come vuole la tradizione, è costruita su un telaio softail la forcella telescopica da 43 mm, dotata di motore RevTech da 88 pollici e proposta con il leggendario serbatoio peanut da 9 litri.

La più facile, da guidare aggrappati al manubrio stretto, comandi avanzati che sulle prime non sono intuitive, ma con un po’ di pratica diventano gestibili.
Il “piccolo” motore ha una personalità ruvida che regala però soddisfazioni quando si vuole spingere, il contagiri non serve, le vibrazioni che diventano fastidiose segnalano la soglia del cambio marcia, una sorta di limitatore meccanico.
La frenata appare fiacca nel primo tratto della corsa, ma basta strizzare un po’ di più la leva e gli spazi di arresto permessi dal disco singolo anteriore, diventano adeguati.
Inutile parlare di confort, la sella non sostiene nelle accelerazioni e la pressione dell’aria in velocità è da uomini duri, ma del resto questo è il carattere di questa Bobber.

HIGH FLYIN’

la più energica e rabbiosa della gamma, con un motore cattivo, è dedicata a chi cerca emozioni forti che scarica su un panciuto pneumatico da 180/18” posteriore che si contrappone a uno snello e rigoroso 120/21” anteriore.
Il telaio softail, la leggerezza, la forcella telescopica da 43 mm, il manubrio pull down drag-bar per un’ottima presa e i due motori T.P. 121 pollici (2.000 cc) e S&S 113 pollici (1.850 cc), entrambi dotati di pepe adeguato a far sorridere i più smaliziati utilizzatori.

Non ho provato la 121”, ma già la 113” fa capire la pasta di questa moto, un dragster da semaforo, capace di imbarazzare in accelerazione, anche qui il limitatore è fisico, la disarticolazione delle mascelle è sintomo di aver esagerato, ma se vi piace la guida grintosa, emozioni forti di vecchia scuola questa è la vostra Headbanger.
Meno veloce nelle curve per il grosso diametro della ruota anteriore che da contro regala un’esemplare direzionalità.
La meno adatta per passeggiare, ma la più divertente come prestazioni.

FOXY LADY

La turistica, la vera due posti adatta per viaggiare anche in coppia seguendo il ritmo vitale del motore RevTech 100 pollici (1.640 cc) con un alto valore di coppia,
telaio softail la forcella telescopica da 43 mm equipaggiata con sospensioni di alta qualità, su ruote da 16” ben gommate, serbatoio da 18 litri e marmitta 2 in 1.
E’ disponibile anche in versione ‘Bobber’, per gli amanti delle scorribande cittadine.

Comoda, l’unica della gamma cui si può dare quest’aggettivo, una sella “vera” accoglie il pilota ed è l’unica ad avere dello spazio per il passeggero di serie, per tutte le altre c’è un sellino posticcio con ventose da fissare sul parafango.
Larghe pedane avanzate, ma non troppo, con cambio a bilanciere che mi mette un po’ in difficoltà sulle prime, salvo poi farci l’abitudine.
Facile da guidare e molto più leggera di quello che dice la bilancia.
Magari non proprio una gran turismo, ma sicuramente adatta anche al viaggio, grazie anche al pastoso motore molto lineare e progressivo seppur con la solita prerogativa di gran coppia in basso.

GYPSY SOUL

buone vibrazioni di un classico motore shovel a carburatore, riproposto da S&S in versione 93 pollici, (1.530 cc), forcella springer con ammortizzatore, ruota anteriore da 19”, manubrio ape-hanger, avviamento elettrico e, se si desidera, anche con il kick start.
Disponibile anche in versione ‘Bobber’, con ruota anteriore da 16”, manubrio drag-bar e serbatoio da 9 litri.

Manubrio Ape-Hanger o Drag-bar non distoglie l’attenzione dalla splendida forcella Springer, al primo è abbinata una ruota da 21” pollici che rende l’anteriore insieme alla guida “alta” più leggera e apparentemente meno precisa, ma che permette di disegnare le curve con leggerezza e minimo sforzo, basta fidarsi e lasciarsi trasportare curva dopo curva, forse la più maneggevole delle soluzioni.
Con il manubrio basso e la panciuta ruota da 16” l’impostazione cambia, l’avantreno diventa più consistente ed anche la sensazione di sicurezza, anche in frenata.
Si perde un po’ in maneggevolezza che rimane comunque buona per le quote ciclistiche di questa tipologia di moto.
Splendido il motore, questo 93” ritengo sia il più riuscito della gamma, brioso quanto serve, lineare ed elastico, un giusto compromesso tra prestazioni e piacere di guidare, il più piacevole per andare a spasso divertendosi senza fatica.

SUMMERTIME

Estetica Psichedelica, telaio softail, cerchio da 19”, con pneumatico stretto, davanti e pneumatico da 130 su 16“ dietro, serbatoio “high-neck”, manubrio T-bar e un piccolo sissybar.
Motore knucklehead S&S 93 pollici (1.530 cc).

Un Camaleonte di colore, non passa inosservata, colori psichedelici anni ’70 degni della “Acid Queen” di Tommy degli Who.
Questo modello era equipaggiato con le pedane centrali, montabili su tutti i modelli, che donano una guida più raccolta e tradizionale, peccato la sella bassa imponga angolazioni estreme alle gambe e le pedane disturbino parecchio nelle manovre da fermo tanto diventano larghe montate in questa posizione.
Il T-Bar ha la larghezza giusta per dare confidenza al pilota e la ruota anteriore da 19” conferma il giusto compromesso tra direzionalità e agilità.
Il motore è lo stesso della Gipsy Soul quindi valgono le stesse considerazioni di ottima qualità emozionale.

WOODSTOCK BOOGIE

telaio softail, motore S&S pan 93 pollici (1.530 cc), con finitura “seta” di Headbanger, la verniciatura opaca, l’altissimo ape-hanger, il serbatoio peanut da 9 litri, la sella di pelle.
Sospensioni anteriori a forcella telescopica o Springer con ammortizzatore.
Ruote da 16 o 21” all’anteriore e 16” al posteriore gommate con misure Vintage dal forte impatto evocativo.
Disponibile anche con serbatoio fat-size da 18 litri e manubrio drag-bar che ne modifica l’estetica fino a renderla irriconoscibile.

Due volti per questo modello, molto simile alla Gipsy soul nella versione con manubrio alto e ruota anteriore da 21” anche se la forcella tradizionale la rende più precisa e più convincente in frenata, da portare a spasso passeggiando, mentre è più da guidare la versione “Bobber” che con la ruota da 16” ricorda l’Hollister, anche se la forcella cede il posto alla fascinosa Springer e il panciuto serbatoio da 18 litri la fa sembrare più grossa di quello che è in realtà.

Tutte le versioni di Headbanger hanno in comune i comandi elettrici, abbastanza intuitivi anche se con frecce separate sui due blocchetti in stile BMW, e l’atipica posizione della chiave di accensione sotto il serbatoio sul lato sinistro delle due testate, mentre su quello destro c’è il nostalgico rubinetto del carburante come “una volta”.

Molte le soluzioni per gli impianti di scarico, tutti dalla tonalità piena e coinvolgente come deve essere il sound di una Custom.
Tutte ampiamente personalizzabili di serie direttamente all’ordine, confezionando così una moto unica e personale, rigorosamente omologata, speciale nel suo essere di serie.
Tutte particolari nella guida, ricche di difetti che diventano caratteristiche specifiche fino a regalare anch’essi Piacere, e poi sono tremendamente belle, oggetti d’arte che starebbero bene in salotto, non fosse che la moto è viva e deve essere vissuta con il suo palpitare che in questo caso assomiglia alle pulsazioni del cuore e della musica soul e rock da cui sono ispirate.
Moto che si scelgono con il cuore, d’istinto dimenticando la ragione, anche quando questa consiglierebbe attenzione al libretto degli assegni.
Queste Headbanger non sono moto economiche, anzi, ma a conti fatti molto meno costose di realizzazioni artigianali che da raramente hanno altrettante omologazioni e un listino certo anche nell’eventuale usato, anche se dubito che qualcuno si possa dividere da un’amante così.

Quale preferisco?
L’Hollister, senza dubbio, anche se ci vedrei bene il motore da 93”, ma questo è un fattore emozionale è la prima che mi ha colpito appena nata nel 2010 nello showroom, in via L. Solera Mantegazza 7, nel cuore di Milano in quella zona di artisti che si chiama Brera, ambiente adatto all’arte su due ruote che Giorgio Sandi (The Soul) e Luciano Andreoli (Il Maestro) hanno creato.


“Headbanger, moto old-school “ignoranti” e “innocenti”, un sogno che si realizza, a disposizione di chi sa scegliere seguendo il cuore!”
G.S. "The Soul"

Per tutti i dati tecnici specifici rimando al sito ufficiale Headbanger

Foto di Orazio Truglio e Marco Campelli, quelle belle, le altre sono di Flap.

Abbigliamento utilizzato nel test: Casco Project – Giacca Tucano Urbano – paraschiena Zandonà - Stivali Forma – Guanti OJ – pantaloni Promo Jeans – intimo Sixs – borsello Shad

Flap

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