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Categoria: Dentro al bauletto

"qualsiasi cosa decontestualizzata dal suo ambiente naturale può essere intesa come un’opera d'arte"

 



Tutto potrebbe avere inizio con la pubblicità dei primi anni del secolo scorso, quando non c’erano ancora mezzi in grado di stampare su ampie superfici, così si utilizzavano come enormi tele i muri delle case.
Pubblicità che poi rimanevano semplicemente li, invecchiando, in balia degli elementi.

 

Questo unito al motto di Marcel Duchamp “qualsiasi cosa "decontestualizzata" dal suo ambiente naturale può essere intesa come un’opera d'arte.” ha ispirato Paolo De Cuarto, classe 1972 che ha fatto della sua passione un lavoro.

Cresciuto con l’influenza dello zio artista Mimmo Rotella da sempre si occupa di pittura per passione, fino a scegliere di dedicarsi, dal 2009, a tempo pieno alle sue opere.
Lo incontro nel suo Studio a Milano in via Panfilo Castaldi 21, uno spazio luminoso con le sue opere a fare da colorato arredamento.



Un incontro cui arrivo tramite una foto vista su Facebook, che ritraeva una vecchia pubblicità Lambretta, e per la comune passione per le due ruote.
Passione che divide con l’arte.
Passione tardiva come lui stesso ammette, ma come spesso accade forte e radicata fino in fondo.
Parte da una Harley sportster 1200 che gli apre il mondo del bicilindrico Americano che non tradisce passando alla Buell, moto che gli da gioie e dolori, e che lo porta in pista, luogo che adesso preferisce alla strada anche con la sua nuova compagna, una tre cilindri Inglese, la Daytona 955 cui ha tolto le carene fino a farla diventare un’agile naked per danzare sulle curve.


Passione che si trova anche in qualcuna delle sue opere dove marchi storici sono riprodotti nello stesso stile dell’epoca.
Le sue opere, particolari o frammenti dell’immagine di cui ricerca disegni e fotografie di quegli anni, diventano così una trasposizione, una “decontestualizzazione” dell’originale portandolo allo stato dell’arte.
Le sue opere sono realizzate su una tela di juta, quelle dei sacchi del caffè, su cui viene steso uno strato da intonaco da muro.
Su questo “muro” Paolo disegna il soggetto, copiando il frammento scelto del modello, lo dipinge e poi lo “invecchia”.
Il processo di usura del tempo, macchie comprese, si compie a colpi di carta vetrata e materiali abrasivi per simulare l’azione del vento e della pioggia, lo sbiadimento e la “cottura” sono ottenuti grazie ad apposite lampade e le macchie…..beh, caffè e altro rendono abbastanza bene.
Ha realizzato anche qualche esperimento su lamiera con l’aggiunta dell’azione erosiva della ruggine.

Una chiacchierata a ruota libera come spesso accade quando chi racconta lo fa con passione e l’ascoltatore è un curioso facile al fascino dell’arte, che non conosce, ma apprezza.
Curiosità e piccoli aneddoti che rendono ancora più interessanti le opere che normalmente nascono e si sviluppano nell’arco di una giornata o due.
Una panoramica sulle opere e le foto di rito concludono il piacevole incontro che prelude magari qualcuno anche su strada.



Tornando a casa mi piace fantasticare sull’abbinamento della mia Lambretta con un quadro così, del resto è stata lei a presentarci.

Per saperne di più potete visitare il suo portale www.artevintage.it e la sua galleria di foto.

Flap

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