Giorgio Mazzotti
Categoria: Dentro al bauletto

Giorgio Mazzotti, Giorgione per la sua mole, ma, credo anche per la suo cuore e la passione che gli battono forte dentro.


Un nome che ci è apparso dal nulla durante l’avventura Sfida Bonneville del 2017 quando, in diretta telefonica ci dava precise direttive, cercando in tutti i modo di cavarci dalle difficoltà, nonostante fosse conscio di noi e delle nostre capacità, neofiti avventurieri sul Sale.
Peccato che a Bonneville fosse giorno e in Italia invece erano circa le 4 di notte! Ma a lui non importava. Sembrava fosse lì.
Consigli precisi, tecnici, sicuramente troppo raffinati per chi, un po’ impreparato e dall’altra parte del mondo, non aveva a disposizione né attrezzatura né conoscenza per trarne profitto. Ma ci provava lo stesso.

Giorgio Mazzotti

In seguito il nome ha avuto una faccia e Giorgio ci ha incuriosito, oltre che affascinato, con qualche dettaglio scappato qua e là nel suoi dialoghi irrefrenabili.
Un personaggio assolutamente non facile, oltre che per dimensione è sicuro di se e genuino a ogni costo, quello che pensa lo dice senza mezzi termini e difende a spada tratta le sue opinioni, soprattutto quando queste sono frutto di una pluridecennale esperienza nel campo dei motori.
Torinese doc, di nascita e nell’animo, classe 1963, divenuto Milanese di adozione fin dall’infanzia, dichiara subito la sua passione per i motori pasticciando fin da adolescente con i mezzi agricoli di famiglia, rimasta sulle colline, grazie alla pazienza del Nonno Federico con motozappe  o motocoltivatori che siano.

Nonno Federico

Scopre presto che il motore può essere anche abbinato alle due ruote e, a Cesano Boscone dove allora abitava, sito ancora ben separato da Milano, prende qualche volta “ in prestito”  il Velosolex della vicina di casa, e scopre la libertà di movimento ed il fascino della “moto”, anche se primordiale. E’ l’inizio delle marachelle, non ha l’età, ma le campagne sono sicure e un ottimo circuito.
La sua prima due ruote ufficiale è  una Vespa 50 Special, arrivata poco dopo, e proprio il giorno del suo compleanno dei mitici quattordici anni.
Una Vespa che è il mezzo dei primi viaggi, da Milano a Torino a trovare i Nonni e poi persino fino a Capo Palinuro.
Proprio nel primo viaggio verso il capoluogo torinese, a seguito di un piccolo guasto occorso alla Vespina, ad Abbiategrasso, proprio davanti alle vetrine dell’officina, conosce Antonio Cristini, storico concessionario Piaggio della cittadina, che lo aiuta a risolvere e proseguire sereno. Tra loro nasce un’amicizia ed un rapporto umano speciale che tuttora rimangono immutati nonostante siano passati più di quarant’anni.
Naturalmente la piccola Vespa diventa uno dei primi mezzi su cui mettere le mani e studiare soluzioni meccaniche per migliorarne le prestazioni. Perché Giorgione era “one” anche decenni fa, ed i cavalli non bastavano.
Motore pompato Pinasco, ma senza esagerare, carburatore 16/16 e anche qualche tamarrata tipica di quegli anni gli danno un mezzo “alla moda” sveltissimo ma soprattutto affidabilissimo.
La necessità di molti coetanei, spesso fermati da guasti che lui ha imparato a risolvere, generano già allora un piccolo esercito di “clienti”, che anche loro vogliono un mezzo come la mitica Bianchina; la sua Vespa.
Altri esperimenti alchemici  e metallurgici vengono effettuati su di un Fantic Motor Caballero quasi da rottamare, che ha comprato con i miseri proventi delle “paghette” settimanali e di quanto racimolato con i lavoretti.
Qui incomincia a scontrarsi con ciò che è meccanica vera, e l’inesperienza gli fa pagare pesantemente pegno molte volte.
Con i sedici anni, sarà però una Zundapp KS125 Sport che gli apre il mondo delle moto “vere” con i cavalli “veri”,  a cui farà seguito ai diciotto anni, una KS175 WK  sempre Zundapp, con cui scorrazza in lungo e largo per l’Italia, e che mantiene fino all’arrivo della sua prima auto.
Però non si può rinunciare alla moto targata, così alla Golf  affianca la Vespa 125PX  abbandonata  dal fratellastro che, ovviamente diventerà ben presto molto più prestazionale dell’originale sfruttando l’officina meccanica dell’azienda agricola della nuova costituita famiglia.
Nel frattempo ottiene il diploma di Geometra, ma non smette di farsi ammaliare dalle belle moto del momento, come la Moto Guzzi 1000SP che, complice un altro grande concessionario di Abbiategrasso, Cassani, entra nel suo box.
Anche con Bruno (Cassani)  nasce un rapporto personale che paragonandolo ad un papà che avrebbe voluto ancora oggi.
Intanto in attesa del servizio militare continua a dare una mano nella manutenzione e conduzione dei numerosi trattori nell’azienda agricola di famiglia, dove viene notato dal titolare della concessionaria MWM, la nota holding detentrice dei marchi Fendt e Hanomagh, rinomati per tecnologia e raffinatezza meccanica.
L’impressione è tale che l’azienda di trattori  lo assume come meccanico presso la locale Concessionaria.
Il  proprietario però è anche titolare di un Servizio Autorizzato Esclusivo Alfa Romeo che lo vede sprecato sui trattori e così lo trasferisce alle auto, e diventa capo officina dopo essere stato “cacciato” a spese del titolare, al corso tecnico che si teneva ad Arese fino a fargli conseguire il brevetto da collaudatore a pieni voti.
Sempre con Alfa Romeo finisce in Autodelta, il famoso Reparto Corse di Settimo M.se, che gli dà un’iniezione di finissima professionalità in più. Osserva, impara e manipola le Alfa 75 Evoluzione, il top di gamma del momento.

Alpini

Però la vita scorre e ci sono cose da fare, come il servizio Militare che ancora incombe, prestato con grande orgoglio e soddisfazione negli Alpini, dove consegue, grazie ai suoi Superiori che ne intuiscono le capacità, tutte la patenti possibili, ed impara a muoversi, gestire ed operare con moltissimi mezzi in tutte la condizioni.
Dopo il servizio Militare, bisogna pensare al futuro.
Così, un amico molto più adulto, che da tempo lo conosce, accetta di coinvolgerlo  nella sua officina autorizzata Volkswagen a Buccinasco, ove abita, ma non prima di fargli frequentare i corsi di specializzazione della casa tedesca presso la sede centrale di Wolfsburg. Non si scherza.
Sono tempi tecnici importanti. I primi 16 valvole, le Audi Quattro e le Porsche, ancora nel gruppo V.A.G.
La nomea del suo amico è famosa, è’ uno specialista.
E’ Esperienza.
Esperienza a cui comunque affianca la continua curiosità per trovare soluzioni innovative nel campo meccanico.
Così spesso, Giorgio si trova con il principale-amico a passare notti intere a “sperimentare” con i motori e tutto quello che c’è intorno. Il suo amico lascia che lui scopra e assorba golosamente tutti i “segreti” del mestiere, quelli che pochissimi meccanici sanno.
Ma quando gli viene proposto un profumatamente remunerato posto come autista per servizio NCC non sa dire di no, ma è dura. La casa è da comperare ed inizia una vita a spasso per l’Italia e l’Europa conoscendo persone ed allargando la sua capacità di relazionarsi con il mondo.
Durante l’attività il caso od il destino lo portano a conoscere un sacco di persone che comunque hanno rapporto stretto con la meccanica ed i motori, che ritroverà a sorpresa, perché in mondo è più piccolo di quanto sembri, anni dopo.
Nel frattempo, la voglia e l’esigenza di qualche guadagno in più, gli fa inventare l’officina notturna al servizio di chi non vuole o non può fermare i mezzi durante il giorno come ad esempio i colleghi autisti ed i taxisti.
La maggiore guadagnata disponibilità economica gli permettono di incominciare la collezione di moto d’epoca, che oggi conta 19 mezzi, alcuni di notevole pregio.
La stanchezza fisica per essere sempre in giro ed in parte la crisi burocratica legata al momento, che mette in difficoltà anche il settore autonoleggio, ma soprattutto la voglia di un poco di stabilità, lo spinge a tentare quasi per caso, un concorso ATM, che vince e viene assegnato come conducente al servizio filobus.

Giorgio Mazzotti

Consegue il brevetto elettromeccanico e la patente filoviaria, necessari per poter toccare il volante di questi, per lui, inconsueti mezzi elettrici.
La passione tecnica non cessa mai e la sete di conoscenza lo portano ad essere notato dai tecnici  responsabili superiori, che si avvarranno di lui per collaudi e suggerimenti tecnici atti a migliorare i mezzi in servizio, riscuotendo gratifiche e note di merito ufficiali dell’Azienda.
Nel frattempo ,grazie parte del tempo libero offerto dai turni, trova anche il modo di conseguire la laurea in Ingegneria Meccanica, percorso in precedenza abbandonato per “incompatibilità” con l’ambiente accademico.
E’ fatto a modo a modo suo. Prende 110, lode ed encomio ufficiale per una tesi svolta su un principio tecnico che non brevetterà e che in seguito ripreso da una nota rossa; non si iscriverà mai all’albo professionale e raramente renderà pubblico il titolo, continuando a condurre vita comune.
Se pensate che nel frattempo le moto siano dimenticate state sbagliando di grosso.
Lo stipendio è quello che è, e per arrotondare mantiene i piccoli lavoretti sulle moto, piccoli restauri, riparazioni.
Ma si gode anche la vita, qualche garetta con le moto d'epoca, senza pretese ma per il gusto del convivio, sempre con la complicità di Antonio Cristini e Bruno Cassani, gravitando tutti nello storico  motoclub Abbiategrasso cui tutti appartengono da tempo.
In ATM trova molti amici, tra cui Ivan Piccina, già ottimo pilota e appassionato di moto che corre da privato con i colori del motoclub Biassono, che lo coinvolge fino a fargli conoscere Gianni Corbinati detto “Corby”.
Dopo un periodo di avvicinamento e rodaggio, il “Corby”, vista passione e capacità, propone ad entrambi di partecipare al campionato europeo supermono; quindi, mano alla tasca e con millemila sacrifici, portano a termine una nuova moto su ciclistica Cagiva Mito dotata di motore Yamaha SZR660, ovviamente e ampiamente rimaneggiato e  di fatto riscostruito a progetto.

Cagiva Mito

Una moto che risulta molto competitiva con “Picci” alla guida e con Giorgione a chiavi e bulloni.
Presenti in tutti gli eventi del Campionato mondiale Superbike, strapazzano buona parte dei concorrenti, e diventano l’avversario più temibile per tutti.  Come meccanico viene sempre più conosciuto, come il Team Corby, che si insinua allo stesso tempo nel mondo del campionato Sport Production con le sue Mito, in un ambiente praticamente monomarca Aprilia.
Un Campionato dove sono nati e transitati numerosi Campioni
Tempi divertenti, sono gli anni ’90, ricchi di soddisfazione, portano anche ad allargare il raggio del Team alla GP 125 a causa del boicotto degli organizzatori verso la categoria Supermono, che non viene capita e abbandonata ad un triste futuro, ma Giorgio non molla prosegue ad occupare il tempo libero nell'officina di Corby.
I due tempi GP  gli fanno incontrare un nuovo amico, un talentuoso e minuto pilota, lo “Zic”, al secolo Simone Lanzini, con il quale si instaurerà un rapporto fraterno come con il “Picci”.

ZIC

Lo Zic è uno che sa cosa dire al meccanico e gli rende la vita più semplice. Ha già diverse Honda RS di quelle “buone” e vincenti alle spalle.
Diversi si sono avvalsi di lui, anche specialissimi, Rumi e Gazzaniga e Bianchi.
I risultati arrivano e anche pesanti.
Intanto la Famiglia cresce e sposa una sua passeggera della linea 90. Poi il regalo più bello, un maschietto che chiamano Federico Giuseppe.
Ma la vita e il destino hanno sempre in serbo qualche sorpresa, e non sempre positiva. Una grave malattia per molti fatale immobilizza e invalida Giorgio impedendogli di mantenere il lavoro all’ATM, presso l’amico Corby e l’attività sportiva.

Giorgione

E’ un momento duro, non rinuncia però, appena può, a giocare con i motori e alle sue moto; crea un suo antro magico in un box bello grosso, da far invidia a numerosi reparti corse, pur nella sua forzata compattezza casalinga.
Qui si prende cura dei suoi mezzi, di quelli del figlio oramai adolescente e magari di qualche amico meritevole.
Nel 2010 in crisi di astinenza, ritenta una piccola attività agonistica con l’amico Simone Lanzini, nel trofeo Aprilia 125 RS.
Un’esperienza di qualche tempo, dove i pochi mezzi economici a disposizione, ben inferiori alle realtà più blasonate e supportate dalla Casa Madre, impediscono di ottenere buoni risultati.
Dove contano bulloni e “manico”, però si porta a casa il fieno. Ma non basta.
Tuttora mantiene comunque la voglia di lavorare sui motori applicando fantasia alla ricerca di soluzioni innovative, e generando prototipi funzionanti, sperando che il figlio Federico, chiamato come il mitico Nonno, studente nel settore e futuro meccanico professionale, ne segua le orme.
Per ora sembra di sì, lo vediamo infatti spesso accanto al padre a maneggiare ferri e macchine utensili per ridare vita a moto e motori che vengono curati e perfezionati grazie al bagaglio di esperienza invidiabile messogli a disposizione.
Nel piccolo laboratorio, la cura nei dettagli  ed una precisone chirurgica dei due, sono tale normalità che definirle maniacali è un eufemismo.
Tutto è curato e nulla è lasciato al caso. Siamo a volte al punto che spesso il ricavo non copre il costo. Ma è il risultato finale per lui (loro) quello che conta, anche quando spesso è necessario ricostruire in proprio pezzi introvabili, cosa che ci ha convinto ad affidargli la nostra nonnetta, l’HD Cagiva SST 250, ma di questo ne parleremo più avanti.

HD Cagiva

Da quelle telefonate fiume oltre oceano è nata un’amicizia particolare fatta di ammirazione per le capacità, ma soprattutto per la passione che Giorgio Mazzotti mette nel suo mettere le sue manone sulle moto. Mani grandi che non si capisce come faccia a tenere bulloni e dadi piccini. Sarà la passione, la stessa passione che mette nel raccontare, da fine oratore, a volte prolisso, gustosi aneddoti di vita vissuta, ricchi di inediti particolari.
Se vi capita, andate a trovarlo, ma mi raccomando mettete in previsione di passare almeno due o tre ore.
Passeranno in un attimo tra odore di motore, qualche parola sboccata, una o due grappe buone e risate, in un mondo di genuina passione, buona volontà e cuore, che oggi sembra estinto.
Sembra. Perché uno di peso che la sa quasi tutta, c’è ancora.

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