- Dettagli
- Scritto da Flap
Insomma è grosso, ingombrante, pesante, alto di sella, non va bene per il fuoristrada estremo e costa come un rene o poco meno, ma...
Insomma è grosso, ingombrante, pesante, alto di sella, non va bene per il fuoristrada estremo e costa come un rene o poco meno, ma...
Non ho mai avuto una Laverda, ma ricordo un vicino di casa, era la fine degli anni ’70, che aveva una moto con tre cilindri di colore arancio, era una Laverda 1000.
Era il 1968 e al Salone di Tokio Honda presenta la sua CB 750 Four, una moto che per molti rappresenta la pietra miliare del motociclismo moderno.
Giorgio Mazzotti, Giorgione per la sua mole, ma, credo anche per la suo cuore e la passione che gli battono forte dentro.
Ormai non mi stupisco più degli intrecci della vita, persone che conosci e che ritrovi collegate ad altre e di cui scopri doti inaspettate.
Incontri che il muoversi su due ruote e la passione per le moto aiuta a tessere in un delicato macramè con nodi che si intrecciano in modo inaspettato e sempre piacevole.
Vi ricordate il Summer Cafè? Un successo per cinque anni dedicato alle Special e Cafè Racer!
Perché limitarci a una fetta del mondo delle due ruote?
Tecnochic lancia questo orologio dal taglio sportivo che ricorda la nuda meccanica di alcune motociclette, nato per celebrare l’estate, la stagione in cui i motociclisti solcano le strade, dalle città alle spiagge, scenario ideale per questo Tecnochic.
Per i Milanesi il Palazzo del Ghiaccio di Milano, quello storico di via Piranesi significa pattini e instabilità che si perdono nei ricordi.
Il Palazzo del Ghiaccio di Milano è uno splendido edificio in stile Liberty, voluto dal campione nazionale di pattinaggio, il Conte Alberto Bonacossa, e stato inaugurato il 28 dicembre 1923.
Da sempre sostengo che ci sia una gran bella differenza tra scattare foto e fare fotografia.
Una teoria che si basa sul gusto personale e su quello che i miei occhi astigmatici vedono, magari condizionati da un minimo di gusto personale ma ben al di là di essere un esperto.
Novanta anni fa si chiudeva di fatto la trentennale esperienza #opel come costruttore di motociclette. Quando infatti, nel 1929, la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM fu subito chiaro che gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e l'anno seguente, si interruppe definitivamente la produzione di biciclette e di motociclette e le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.
Sebbene la produzione di autoveicoli fosse in costante aumento, nella Primavera del 1901 i fratelli #opel realizzano che il tempo della motorizzazione di massa era ancora di là da venire e attingendo anche alle loro nuove esperienze motoristiche misero allo studio una prima motocicletta. Un passo, tutto sommato, abbastanza naturale per un’azienda che all’epoca è uno dei maggiori produttori di biciclette.
Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro prima "bicicletta a motore", definizione particolarmente appropriata visto che le #moto dell’epoca avevano ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico (verticale nel caso della Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali perchè in fondo non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore a scoppio. Per non parlare del fatto che spesso la potenza di quei motori non era sufficiente per superare alcune salite ripide! Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della #opel 2 HP decretò l’immediato successo della prima motocicletta #opel.
Motori bicilindrici
Ben presto però il pubblico cominciò a chiedere prestazioni superiori. Per questo motivo, da un lato la potenza della monocilindrica fu aumentata progressivamente entro il 1907 fino a 3,25 CV e dall'altro si costruì una bicilindrica ad accensione elettromagnetica da 3,5 CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a fine anno uscirono già di produzione.
Sette anni più tardi gli #opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una motocicletta leggera e robusta. Furono rispolverati vecchi progetti e si arrivò alla conclusione che la "bicicletta a motore" era il veicolo adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140 cc da 1 CV montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da donna e perfino una sportiva.
I successi sportivi degli Anni Venti
Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di motociclette, ben supportata peraltro da una serie di successi sportivi, contribuì non poco al fatturato della #opel. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole #opel vinsero praticamente tutte le gare tedesche. Uno dei corridori più famosi fu Fritz von #opel, figlio di Wilhelm, che riportò il nome della #opel sulla bocca di tutti.
Verso la metà degli Anni Venti #opel lanciò una monocilindrica di 498 cc che con i suoi 16 CV aveva prestazioni decisamente brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando la #opel sospese nuovamente l’attività in campo motociclistico.
Fu però un’assenza di breve durata perché tre anni dopo la produzione motociclistica riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di cui i fratelli #opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la Motoclub, una #moto dalla linea moderna e dall'eccezionale maneggevolezza, che raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una #moto prodotta con il marchio Neander (dal nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).
La Opel Motoclub
Le principali novità della #opel Motoclub erano rappresentate dal telaio realizzato in profilati d'acciaio stampati e chiodati anzichè in tubi d'acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione e il peso della #moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza dell'insieme) e la forcella elastica di insolito disegno. L'offerta al pubblico della Motoclub prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290 Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3 marce. Purtroppo la Motoclub arrivava tardi sul mercato. Da un lato si sentono segni di una crisi industriale e dall'altro la nuova proprietà cambiarono i piani dell’azienda.
GALLERY
“Four Wheels Move the Body - Two Wheels Move the Soul” una frase di cui si è abusato in questi anni e che comunque tanto piace a noi motociclisti, però è altrettanto vero che anche alcune quattro ruote possono far palpitare il cuore, soprattutto se sono quelle che hanno fatto la storia dell’automobilismo e dei rally.
Era il 23 ottobre del 2011 quando Marco Simoncelli partì per la sua ultima gara, quella che non terminò mai, una domenica assurda che ha lasciato un segno profondo nella storia del motociclismo.
Terza parte di questo Progetto Severa su base Moto Guzzi V11. E’ quasi mattina, e questo sogno di una notte di mezza estate sta per finire, il sole sta per sorgere, e che sia un sogno vero o quello ad occhi aperti di chi su una spiaggia aspetta l’alba c’è ancora poco da dire, da raccontare.
Seconda parte di questo sogno di mezza estate o incubo di mezza età, questa Severa V11 su base Moto Guzzi è diventata vera croce e delizia di una passione insana, l'eterno dilemma tra bene e male, tra vorrei l’infermiera gnocca, ma per ora sembra una badante sfatta.
Nata da un sogno di mezza estate o da un incubo di mezza età, questa Severa V11 su base Moto Guzzi, ha tutte le carte in regola per diventare croce delizia di una passione insana, l'eterno dilemma tra bene e male, tra vorrei l’infermiera gnocca ma ho bisogno la badante.
Piaggio, il marchio che ha messo in moto migliaia di Italiani, ha permesso a giovani quattordicenni di avvicinarsi al mondo delle due ruote e che con la Vespa ha portato il tricolore nel mondo.
Apparentemente un quadro iper-realista, e per di più di un’auto o di scorci Milanesi, poco ha a che fare con un sito che parla di moto e motociclismo.
Eppure abbiamo voglia di parlarne perché: ci piace il bello, ci interessa l’arte, soprattutto quando esprime passione, e poi anche in questo caso, seppur alla lontana, ci siamo arrivati attraverso la moto.