Severa
Categoria: trafiletti

Non me ne vogliano gli amici guzzisti, in fondo sono uno di loro, quando ho dovuto scegliere “la prossima moto” l’unica cosa a cui ho dato retta è stato il cuore, o forse più le budella, che ha scelto una creatura di Mandello del Lario, un attrezzo tutto muscoli e poco cervello, una moto che solitamente dovrebbe avere una patente tutta a sé, ma che viene venduta anche ai poco di buono come me.

La passione dei motociclisti è davvero unica, colorata, priva di senno, oltre il tifo calcistico, qualcosa che sprizza amore per le cose più insensate. La Severa qui in foto è su base Moto Guzzi V11, credo il canto del cigno per il vecchio bicilindrico a V di 90 trasversale, quello mosso da aste e bilancieri come da progetto originale, due grossi pugni ai lati della moto che menano come fabbri. Beh ve lo posso dire senza  vergogna, è tutto fuorché piacevole da guidare. E’ ruvido, è scorbutico, scalcia come un mulo in scalata, tirando su i giri il cambio diventa duro e impreciso, il cardano di vecchia generazione fa sculare il posteriore della moto più di una di quelle donne a bordo strada, ed è assetata… molto assetata, gli versi un bicchiere e lei lo ha già trangugiato tutto d'un fiato. Vecchia ubriacona!

La passione arriva però tutto in un momento, quando aperto un volume sulla storia della casa di Mandello del Lario, cerco e arrivo finalmente alla pagine sulla Moto Guzzi V11, che ha sempre impressionato per essere forse la progenitrice di tutte le muscle bike. La passione è tutta lì, mentre il volume e il suo autore declamano la maneggevolezza della moto e l’erogazione progressiva del motore. Mi volto… la guardo sorridendo, le dico "non puoi essere tu" e penso che soltanto un pazzo innamorato poteva immaginare che appendendo il motore di una macchina ad una putrella da cantiere poteva pensare che potesse uscirne una moto agile e progressiva. Ben si intenda, le moto di Mandello del Lario di oggi sono altrettanto fascinose, ma anche compagne meravigliosamente trattabili. Ma lei no!

Mi immagino tre ingegneri giapponesi che si trovano una moto così tra le mani, discutono animatamente fitto fitto su tutti i problemi della moto, e di quante cose dovrebbero essere sistemate prima di metterla in strada, per la sicurezza e il confort del motociclista. Uno probabilmente sceglierà di fare harakiri. I tre italiani di Mandello del Lario invece si devono essere dati delle gran pacche sulle spalle al motto di “oh quando molli il gas se non stai attento il culo va tutto da una parte” e via una risata, oppure “se ti viene in mente di aprire il gas in piega e non ci stai attento si ribalta” e via un’altra risata. Probabilmente hanno pensato di aver creato un’opera d’arte. Punti di vista.

Mi volto… la guardo sorridendo… e penso ma quanto è bella! Stronza! Forse è amore.

Wolf

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