Energica Eva
Categoria: Le nostre prove

Non ho la sfera di cristallo per predire un futuro certo. Se fossi un indovino vi darei ogni settimana i numeri del superenalotto…ma purtroppo per tutti non lo sono. Non so quindi dirvi se la mobilità elettrica sia l’unico futuro possibile, ma sicuramente diverrà una parte consistente nel nostro “muoversi” nei prossimi decenni.

Ed è per questo che ho deciso (di nuovo) di salire in sella ad una moto elettrica, che volge si lo sguardo all’avvenire ma ha radici ben fondate nel nostro presente, strizzando l’occhio si alla tecnologia ma poggiando le sue convinzioni tra le pieghe della passione motociclistica.  Così Energica ci ha consegnato una moto che è si 100% elettrica, che si..rinnega la benzina, ma che è spiccatamente sportiva e sfoggia tutto il top della componistica; accessori e finiture che eccitano la nostre mente perversa, e che vorremmo montati su ogni moto, trascinati così come siamo dal bello e dal top delle performace.

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Così prima ancora di “accenderla” la Eva, prima ancora di salire in sella il mio sguardo si posa irretito sulla forcella rovesciata dalle canne dorate Ohlins, che fa il paio con il mono posteriore. San Brembo è presente con una pompa radiale da paura e con delle pinze degne di una superbike. E in un crescendo di emozioni “inconfessabili” eccoli li, cerchi OZ a raggi, di colore differenziato.  Tanta roba! 

Talmente tanta che a momenti non noto il carbonio a profusione che arricchisce ulteriormente l’immagine della Eva. Già l’immagine, il design bello davvero, ma questo potrebbe essere un giudizio squisitamente personale, ma in un mare di “deja vu” li a Modena, al quartier generale Energica hanno avuto il coraggio di osare un po’ nelle forme e nei particolari, che messi insieme regalano una immagine unica, riuscendo in un sol colpo a celare l’enorme pacco batterie pur mantenendo una linea filante che si addice ad una naked.  Tutto proporzionato e ben curato a partire dall’aggressivo fanale anteriore. Ah se stai pensando che somiglia molto a quella di una Naked giapponese della casa dei diapason hai ragione….però ti devo ricordare che la Eva è stata presentata al pubblico prima, molto prima, così a sancire che forse il design italiano fa  ancora scuola. Made in Italy, orgogliosamente… anzi a dirla tutto orgogliosamente prodotta a Modena, la “tera di mutor”.

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Sei arrivato a leggere fino a qui perché l’argomento ti interessa o per cercare punti di critica? E non li hai ancora trovati? Se vuoi le chiacchere da bar  te le anticipo io: non fa rumore, non ci va dentro benzina, la devi ricaricare ad una presa elettrica, l’autonomia è scarsa….ecco se queste sono le uniche osservazioni che vuoi muovere ad una moto elettrica tanto vale che ti fermi qui. Saliamo in sella dunque, e la prima cosa che ovviamente notiamo è l’assenza di rumore, anche se la procedura di avvio, spettacolare dal punto di vista sicurezza, ricalca l’accensione di una moto normale, con tanto di tastino sul blocchetto destro. Una spia “go” ci fa capire che la moto è pronta a farci divertire.  In realtà parto molto timoroso, con mappatura “urban” perché i miei soci mi hanno raccontato (click qui) di un motore impressionante “tutto subito”.

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E infatti già con potenza “ridotta” che la mappa “urban” consente, la Eva vuole spingere forte fino dai primi tocchi di acceleratore, che in realtà e molto modulabile e asseconda tutti i tuoi desideri, più ancora forse di quello di un endotermico classico. La mia pazienza è proverbiale…già per la sua essenza, quindi dopo pochi Km inserisco sport e al primo semaforo milanese, dove tutti quelli su due ruote si comportano come alla partenza di una gara di MotoGP ruoto l’acceleratore e parto a fionda, lasciando tutti di stucco…me compreso; credimi NON ti posso descrivere la spinta che questo motore elettrico ha. E’ indescrivibile. Incredibile. Esaltante.

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Fuori dalla città ti viene subito voglia di andare a caccia di curve. Sul misto il peso del pacco batterie si fa sentire, e la Eva va guidata di corpo, imponendo le traiettorie con una decisa pressione sulle pedivelle, cosa che viene facile e naturale vista anche l’impostazione sportiva di queste ultime e la posizione delle gambe in sella. Il busto invece non è carichissimo in avanti, questo grazie all’assenza di semimanubri, ma anzi una larga barra (anche questa di color oro notevole) che facilita il controllo dell’avantreno senza costringere a posizioni estreme.

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Certo è che in mappatura “sport” la distanza tra le curve viene accorciata in maniera impressionante, tanto da volerla guidare ancora e ancora, magari anche su un passo alpino, cosa che nella nostra prova non abbiamo potuto fare. Grazie, dirai, li non ci sono prese di ricarica. Sbagliato. Ci si sta attrezzando, e se per caso vuoi andare sulle Dolomiti…beh sappi che a selva di Val Gardena c’è una bella colonnina per la ricarica, ammesso che al tuo hotel siano così “perfidi” da non concederti una presa per la ricarica della moto.  Siamo d'accordo sul fatto che guidare un mezzo elettrico non è sempre “facile” a partire dal dover sopportare le “50 sfumature di ignoranza” che ancora aleggiano attorno a questi mezzi, ovvero i commenti di chi ti ferma mentre sei a bordo della Eva, ma su questa cosa scriverò un pezzo dedicato. 

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Guidare una moto elettrica vuol dire cambiare mentalità, pianificare il viaggio, calcolare che “il pieno” porta via molto più tempo, e soprattutto (a volte) bisogna pensare di essere “risparmiosi”. Si perché se in un motore endotermico “tirare” fa rima con consumare, qui forse lo è ancora di più, più scanni (e ti diverti) e più l’autonomia si assottiglia, ma in maniera che oserei dire esponenziale. Non è una moto che nasce per andare “tutto dritto”, e per fortuna ci aggiungo, ma al contrario, ama le curve i saliscendi, le staccate…insomma tutto quello che si può definire come “guidare davvero”. Non ci credo sei arrivato a leggere fin qui...e non hai ancora potuto scagliare tuoni e fulmini contro l'autonomia...ecco qui il dato che cercavi, te lo butto li, 150 km circa, possono diventare di più o di meno, dipende dal tuo polso. Pochi? tanti? non si può dare una risposta univoca, dipende dall'uso che vuoi fare della moto, in un contesto urban avanzano, in un contesto di viaggio è ovvio che va pianificato. 

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Difetti….difficile trovarne…forse bisognerebbe chiedere ad un passeggero come si sta appollaiati sulla piccola porzione di sella a lui dedicata, per il resto tutti è curato e rifinito nei minimi particolari. E per non farci mancare nulla c’è pure la retromarcia, caso mai qualcuno reputasse i 280 kg di peso troppo “esosi” da muovere nelle manovre da fermo. Tiro le somme, altrimenti questo mio scritto diventa un noioso romanzo. Non sono un integralista dell’elettrico, anzi, ma sono di mente aperta e cerco di non avere pregiudizi (quasi sempre infondati) quindi in questa sede non devo per forza perorare la causa di Energica, anche perché credetemi i ragazzi di Modena sono già agguerriti di loro senza bisogno di paladini. Però in più di un mese di test ho guidato una moto bella, divertente ad emissioni zero e che non lascia indifferente nessuno, siano essi nemici acerrimi dell’elettrico, difensori oltranzisti o semplici osservatori neutrali.

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Posso però fare un invito a chi è arrivato a leggere fin qui….stai connesso ai canali di Energica, spesso organizzano degli “open day” per provare le loro moto….beh togliti un sfizio, sali in sella e prova a “prendere la scossa”....

Foto di Luciano Consolini e aMotoMio (con Logo)

Abbigliamento del test: Giacca Ixon Zephyr HP, Guanti Ixon, Casco Caberg Droid, Jeans PMJ Legend, Sneakers TCX

Fagna

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