Categoria: Turismo

A volte quando viaggi tanto, e tanto lontano ti dimentichi delle “strade di casa”; o magari al contrario poi le apprezzi di più. Quelle strade che ti hanno cullato, quando sbarbato sedicenne fresco di patente A, ti avventuravi con il 125 in quelli che allora sembravano già grandi viaggi, ma che in realtà dovendo evitare autostrade e grandi arterie e disponendo di poche ore non ti portavano molto lontano da casa.

 


Quelle strade palestra che ti fanno capire che la moto non è solo un vezzo, ma può essere liberta goduria, passione; anche se ti perdevi, anche se facevi le prime conoscenze col brecciolino sulle piccole strade di campagna, anche se le chiappe si facevano strette strette e non ti sentivi più invincibile.
Che bello rifarle quelle strade, con un pio’ più di calma, con un po’ più di zucca, con l’immutata voglia di andare. E scoprire che forse non le hai mai scoperte fino in fondo, osservando piccoli tesori che non avevi mai notato, quelli che solo la campagna sa celare alla vista per anni, per poi mostrarli in un "coupe de teatre", magari sotto quell’incredibile tramonto che si specchia sulle risaie.

Si parte volendo da Novara, il periodo ideale è appunto la primavera con le preziose risaie allagate, che raddoppiano tutti panorami che vi si specchiano, bisogna fare attenzione ai cartelli che non ci sono, ma tanto anche se ci si perde qualche volta in più cosa cambia.
Cavagliano, Momo, Fara Novarese, su strade nascoste e dimenticate, trasversali (nel vero senso della parola) alle arterie principali.
Carpignano Sesia, Ghisalrengo, Rovasenda, in un cangiante mosaico di Ville storiche, piccoli castelli e scorci naturali che meriterebbero un pittore ad ogni angolo.



Certo forse le curve non sono molte, ma il girovagare nella “piana” ricca e coltivata ha il suo fascino; oggi come 20 anni fa; in una quiete che sembra immutabile.
Raggiunta Biella il consiglio è quello di seguire le indicazioni (queste si molto chiare) per il santuari di Oropa; la salita merita e fa salire la scimmia con curvoni veloci e asfalto onesto. L’arrivo al santuario , posto a quota mille metri, apre il cuore; su più livelli, il complesso monastico è di un bello inspiegabile, incastonato tra i monti, apre la vista sulla pianura che sconfina a perdita d’occhio. Una visita ben accurata è d’obbligo.



Ma la meta diventa solo una tappa, tornando verso Biella infiliamo quasi per caso un'altra strada spettacolare (ss 338), questa si tripudio di curve che ci porta fino a Bollengo, e da li fino al Lago di Viverone.
E’ tardi, ci tocca l’odiata autostrada per rientrare in fretta; quella che con il 125 non avremmo potuto fare…bei tempi!!!

 

Quando: primavera, risaie allagate e pochi insetti e cielo terso

Quanto ci vuole: senza cazzeggiare troppo è un giro che si a in un pomeriggio.

Consiglio: prendersela con calma e godersi gli angoli nascosti.

Fagna

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