- Dettagli
- Scritto da Flap
Avete preparato le calze da mettere al camino domenica sera?
Avete preparato le calze da mettere al camino domenica sera?
Ormai ci siamo, stiamo contando i giorni che mancano alla fine di questo 2019.
Il Natale, si sa è la festa dei bambini. E secondo molte illustri teorie, sebbene non scientificamente provate, i motociclisti altro non sono che bambini un po’ cresciuti che si dilettano con giocattoli un po’ più grossi e decisamente (ma non è la regola) più costosi.
Che noia, che barba, che barba, che noia. Non so voi, ma io il quotidiano sportivo lo leggo al contrario, o meglio, lo sfoglio dall'ultima pagina.
Se «La differenza tra un uomo e un bambino sta nel prezzo dei loro giocattoli.» si capisce che in fondo il Motociclista è un eterno bambino, e come tale, soggetto a ingenue e bonarie bugie e promesse.
Lo so, dovrei smetterla di infilarmi in ogni cosa, di farmi coinvolgere in una infinità di progetti, impegni e iniziative.
Il caso di Jorge Lorenzo ha segnato questo finale di stagione 2019 della MotoGP quasi rubando la scena al neo, ma vecchio, campione del mondo della MotoGP.
Oggi vi parlo di un motorino mitologico, il CBillo, metà Gilera CBA e metà Piaggio Grillo.
“Madonna come piove, senti come viene giù” cantava Jovanotti venticinque anni fa.
E ogni volta che sento la pioggia battere sui vetri mi torna in mente e mi fa girare le balle.
Ci siamo, eccoci di nuovo ai primi di Novembre in fibrillazione per l’appuntamento più canonico di ogni motociclista normale: EICMA.
La notte dei sogni e dei pensieri, la notte di mostri, lupi e streghe.
Notte buia che nasconde tutto, il bello e il brutto; quella che fa paura, quella di notti insonni, di veglie e di amori.
Già siamo ancora qui, dopo oltre nove anni e pronti ad andare ancora avanti con piccole manate di gas.
Una l’avete vista in questi giorno con il nuovo sito che introduce anche il nuovo logo di aMotoMio.
Non lo faccio mai, sarà che si dà la colpa alla fretta, agli impegni e al tempo che manca sempre, ma di fatto non riesco quasi mai a dedicarmi con calma ad una uscita in moto.
Sempre a rincorrere i minuti e affannarsi per non essere in ritardo e non dimenticare nulla trascurando quasi sempre il piacere semplice e genuino della preparazione e dello scorrere lento del tempo senza vincoli di orario e di meta.
E' così, nel giorno in cui festeggiamo il più grande campione della Superbike, nel giorno in cui qualcuno ha scalzato dalla vetta dei record l'eroe di tante battaglie, il grande King Carl Fogarty, ci accorgiamo che noi della Superbike siamo solo lì sul quotidiano sportivo più autorevole del paese, a pagina 51, in un piccolo trafiletto che non dà minimamente il valore del gesto sportivo di questo ragazzo dell'Irlanda del Nord, che da irruento e rozzo sportellatore, si è trasformato in uno dei più grandi campioni del motociclismo, amato e contestato come capita a molti dominatori della propria epoca.
Siamo lì in fondo, e se da una parte qualche dubbio nasce vedendo sport molto meno seguiti che occupano paginate intere o doppie pagine dei quotidiani sportivi, dall'altra ci si chiede come abbia fatto il campionato delle derivate di serie a mettersi in contrapposizione che chi divulga informazione sportiva, o semplicemente ad esserne dimenticato. Evidentemente la faticosa gestione del GESTORE ha creato una frattura, fatta di incomprensioni, di arroganza, di regolamenti confusi cambiati di anno in anno, di abbandono in qualche caso.
Anche le TV non sono state incoraggianti, a inizio stagione in molti si domandavano come sarebbe cambiato con Sky lo spettacolo della Superbike, beh la risposta è "nulla". A parte qualche piccolo approfondimento è sembrato che il canale satellitare abbia acquisito il campionato delle derivate quasi per dovere. L'epoca d'oro di La7 è affondata, sono scomparsi per lo più anche i test di Max Temporali, gli opinionisti della MotoGP non si sono scomodati per la serie plebea delle moto, il tutto è diventata telecronaca, uno spettacolo vecchia scuola che si potrebbe vedere anche in bianco e nero.
Ma questo momento, il momento di Jonathan Rea, il momento della nostra passione, sarebbe dovuto essere a doppia pagina, se non prima della fantamiliardaria formula 1, appena dopo. Non so voi ma io mi sono sentito defraudato, derubato, dimenticato ingiustamente. Quale che sia la diatriba che regola questo difficile rapporto tra un gestore poco capace e poco democratico e un giornalismo troppo autoreferenziale, chi non dovrebbe mai andarci di mezzo sono i piloti e gli appassionati.
Almeno nel suo paese qualcuno sicuramente tributerà gli onori a questo strabiliante Jonathan Rea, mentre noi dimentichiamo di celebrare anche i Tony Cairoli.
Wolf
Lavorare con le moto, viaggiare in lungo e in largo, parlare con i campioni delle due ruote, seguirne le gesta e i campionati; insomma quello che sulla carta è il lavoro più bello del mondo. Peccato che serva tempo, tanto tempo soprattutto se i campionati sono Mondiali soprattutto se, per seguirli e per seguire il tuo lavoro la tua passione, stai via da casa molti e molti giorni all'anno.
La incrocio quasi ogni mattina con il suo proprietario alla guida che evidentemente appena dopo l’alba va a lavorare.
La vedo in ogni stagione; sfidando il caldo il freddo, la nebbia e la pioggia, impassibile come se fosse sempre la stagione giusta per andare in moto.
Così mi trovo seduto di fianco a Franco Picco in un ristorantino da spiaggia sul mare di Sanremo.
All’inizio non lo avevo riconosciuto, più che altro perché non mi sarei aspettato di trovarlo accanto a me.