Categoria: Le nostre prove

La regina delle naked è sempre stata lei! Su questo non ci piove. Tante le concorrenti che negli anni hanno tentato di insidiare il trono, sopratutto approfittando di qualche periodo di indebolimento di immagine, in un mercato poi sempre più affollato di idee fresche anche se non sempre ricche di sostanza.

 


E se di sostanza vogliamo parlare questa Monster 1200 ne ha da vendere. A partire dall'aspetto, finalmente ritrovato e ricco di personalità, a rimarcare il segno lasciato nella storia con cui confrontarsi non è mai facile. Figuriamoci se a fare la storia sei stato tu stesso, il tuo nome, il tuo stile, insomma l’icona di un epoca.
Epoca che io ho vissuta appieno vedendo crescere a dismisura il fenomeno Monster, fin dai suo primi “schizzi” presentati al grande pubblico, per arrivare alla consacrazione mondiale di uno stile che ha fatto e continua tutt’oggi a fare scuola. Icona del suo tempo appunto, rimasta immutata e immutabile fino ai primi anni 2000 quando Ducati ha presentato un restyling nemmeno troppo radicale e appunto troppo timido per soppiantare la regina.



La Monster 1200 che insieme alla “sorellina” 821, rappresenta oggi la nuova frontiera dell’essere “moNstri”. Prima ancora di pensare a contenuti e potenze si confrontino mentalmente l’aspetto che ha fatto epoca, motore a L-traliccio-serbatoio-punto, con il fascino, bisogna confessarlo, di questa nuova 1200; meno traliccio, più muscoli a vista, a partire dal motore quel testastretta che solo ad evocarlo va venire in mente una derapata di potenza. Tutta proiettata in avanti, la 1200 sembra pronta a mordere l’asfalto; senza troppi fronzoli, manubrio largo, piccolo display dove si hanno tutte le informazioni, serbatoio e doppio scarico laterale posizionato sulla destra un po’ come nelle serie S4r.


Essenziale come solo "il monster" sa essere. Un motorone bello grosso, sovrastato da nuovo telaio e dal serbatoio; un bel manubrio per cercare di domare il tutto e il gioco è fatto...più o meno, perchè rispetto all' "icona" qui c'è un botto di elettronica in più, oltre a mille altri piccoli accorgimenti migliorativi del comfort di guida, su tutti la posizione in sella, meno esasperata, meno "in avanti" (a dispetto di quanto sembrerebbe guardando la moto ferma) meno sdraiati sul serbatoio, più eretti, più turing, poggiando le terga su un sellone generoso. A dirla tutta e voler essere sinceri tra questa nuova 1200 e la capostipite degli anni '90 i punti in comune sono nome e immagine, perché per il resto si è passati dall'essenzialità (oggi si userebbe dire moto ignorante) della prima serie all'infinita tecnologia che adorna l'ultimissimo modello, figlio di quel filone che ha come asse portante il muscoloso testastretta da 1200 cc.


E più la guardo, li parcheggiata nel piazzale degli amici di Moruzzi Moto a Piacenza, più ascolto Giovanni Moruzzi che mi spiega con dovizia di particolari come solo un appassionato sa fare, tutti i segreti del monsterone e più la scimmia sale e con lei l'impazienza di salire in sella. Primissima chicca, quest'ultima è regolabile in altezza in due posizioni, in modo da andare incontro alle esigenze di piloti di statura diversa; e la regolazione si èffettua in pochissimi secondi; a seguire tutta una sfilza di diavolerie elettroniche che sarebbero piaciute a anche a Dick Darstardly, su tutte il gustosissimo settaggio delle mappe, Urban con taglio a soli 100 cv e ci classici touring e sport a potenza piena (135 cv) solo con erogazione diversa. Naturalmente (scritto apposta sottolineato) al sottoscritto non passa nemmeno per la testa l'idea di mettersi a smanettare  per cambiare mappatura e non appena la scritta sport smette di lampeggiare via con una manata di gas, a coscienza zero.


In realtà avevo paura di essere disarcionato, ma la spinta è si poderosa, ma mai brutale o incontrollabile (ovviamente con la NOSTRA modalità brain inserita); anzi in sella ci si trova subito a proprio agio, posizione comoda come detto poco sopra, ampio manubrio e tutto sotto controllo a partire dall'ampia strumentazione che è davvero uno spettacolo, con un display completamente digitale che cambia a secondo della mappa inserita e che può essere personalizzabile nel layout. Ad esempio in modialità urban in primo piano c'è l'orologio, mentre in "sport" è il contagiri ad essere in primo piano. Il sound è davvero entusiasmante nonostante la presenza di una valvola ad azione elettronica che man mano che aumentano i giri "chiude" un po' lo scarico per mantenere una rumorosità nei limiti di legge. Essendo "elettronica" fonti ben informate mi danno che sia bypassabile per tenerla sempre aperta...ma....farò finta di non avervelo mai detto.


Fatto sta che più si guida in polleggio più il suono del bicilindrico ti fa vibrare le emozioni, come da tradizione. Anche se qualcuno sorriderà, devo dire che un punto di forza di questo motore è proprio la mappatura che ne addolcisce il comportamento anche ai bassi regimi; in modalità urban, il motore frulla tranquillo, senza strappi e nervosismi che invece abbiamo evidenziatosull’esuberante quanto scorbuto testatretta montato sulla Multistrada. E trapiantare questo motore sulla MTS??? Utopia?? Boh intanto il suggerimento a Ducati lo buttiamo li…


Agile e scattante non tradisce le aspettative, e al bisogno basta sfiorare il gas per rendersi conto che la belva è tra noi. Il doppio scarico laterale e la targa sulla ruota fanno si che il codino sia snello, leggero, senza fronzoli e davvero bello da vedere; un po' meno lo è il portatarga di serie e cingere il ruotone posteriore, ma sono sicuro che ci accessori più belli e meno massicci saranno presto pronti sul mercato dell'after market. Altro gradito ritorno il serbatoio in metallo, fuck alle borse a serbatoio con mille cinghiette ma sopratutto ai travasi di benzina per via delle dilatazioni della "plasticaccia" (scusate ma odio i serbatoi in plastica).


Dovrei darvi a questo punto un giudizio imparziale trovando anche i difetti; il problema è che non ne ho trovati nemmeno a cercarli a fondo. Quello più scontato è la scarsa protezione all'aria alle alte velocità ma è lapalissiano direi; ma per il resto mi sembra che Ducati abbia sparato fuori un bel mezzo, e cose egregie mi dicono anche della sorellina 821;  Ma per gli esagerati, per quelli che vogliono muscoli a profusione, legati alla tradizione del Desmo, questa 1200 non mancherà di essere l'arma totale su strada come in pista, sopratutto tra quelle curve in cui i semimanubri vanno stretti e coppia e agilità sono le regine....appunto come la protagonista di questo nostro test.Cosa ci vorrei di più? Sicuramente una coppia di terminali in carbonio, ma per quelli si può attingere dal catalogo Ducati; ma per dirla tutta ci avrei visto bene una bel “quick shift” per rendere le cambiate ancora più veloci e trasformare questa monster in un giocattolo incredibile.. pur rendendomi conto che è un optional che proprio non costa due lire.

aMotoMio ringrazia la concessionaria Moruzzi Moto di Piacenza per averci messo a disposizione la moto in totale fiducia (pazzi) e per averci spiegato con pazienza l'essenza di questa splendida 1200.

Ah...se volete saperne di più sulla valvola allo scarico e come bypassarla....www.moruzzimoto.com

Abbigliamento del test: Giubbotto Alpinestars T-Jaws , Casco Berik HEL-9222-bk, Guanti Alpinestars GT-S x-Trafit, Pantaloni Promo Jeans, Sneakers Tcx.

PH Cristina Pansera

Fagna

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