Categoria: Le nostre prove


“Adrenalina”
Sì, adrenalina che cresce ad ogni apertura del gas in una spinta emozionale che solo i limiti stradali e personali possono frenare.


Adrenalina che scorre anche solo osservando questa creatura di MV che si presenta prepotentemente bella nelle sue forme scompensate ma assolutamente perfette per il nome che porta.
Nome che promette accelerazioni fulminee, ma in questo caso accompagnate da un’agilità che la rendono un’arma letale sul misto.
In mani capaci probabilmente la ruota anteriore punterebbe verso il cielo oppure la posteriore scivolerebbe alla ricerca dell’aderenza lasciando nell’aria fumo bianco di copertoni mentre gli stessi lasciano profondi segni neri sull’asfalto in infiniti traversi.



Insomma una Fun-Bike per eccellenza questa MV Agusta Brutale 800 Dragster.
Non è il mio caso, la ruota sta bene attaccata a terra e il Traction Control tarato alto scongiura ogni possibile pattinamento che produrrebbe in me effetti poco piacevoli.
Eppure anche nel motociclista normale questa moto sa dare emozioni forti e tanta adrenalina appunto.
Corta, non di interasse ma di corpo, tutta concentrata nel gruppo motore serbatoio che è il nucleo di questa moto dove un piccolo e ridotto codino che porta la sella sfugge inglobando le luci posteriori.



Null’altro, solo il forcellone che sporge quasi mezzo metro oltre sotto la sella reggendo un’unghia che funge da parafango, portatarga e supporto per le frecce.
Davanti una quasi verticale massiccia forcella scompare sotto la completa strumentazione racchiusa da un minimalista supporto.
Largo, quasi eccessivo il serbatoio che contrasta con la leggera piastra superiore dello sterzo con splendidi registri di regolazione.
Grosso ma con grandi svasi per le gambe che possono accogliere anche piloti di oltre i 180 cm di altezza.
Sella del pilota larga, comoda anche se inclinata in avanti a spingere verso il vicino manubrio il peso per caricare l’avantreno che diventa così granitico e precisissimo.



La chiave disassata da vita al cruscotto che esegue il Check control facendo comparire un 300 km/h che impressionano.
Leva della frizione tirata e il pulsante avvia il tre cilindri di Schiranna.
Un borbottio sordo, vagamente metallico esce da quello scarico basso a tre canne che sembra l’ala del Dio Mercurio.
Musica che cresce fino ad urlare quando il contagiri raggiunge i 130000 giri con un suono unico e riconoscibilissimo.



Con lo stesso pulsante possiamo regolare la mappatura del motore scegliendo tra Rain (Potenza ridotta e massimo livello di traction control) Normal e Sport con parametri preselezionati dalla casa.
Un quarto livello lascia all’utente la possibilità di definire i singoli parametri, entro limiti predeterminati, di risposta motore, risposta della coppia motore, limitatore di giri, sensibilità del comando gas, freno motore.
Con i tasti sul semimanubrio sinistro invece possiamo selezionare l’intervento di ABS, TC, Quick Shift oltre alle classiche funzioni delle strumentazioni moderne:
Tutte le informazioni sono precise e segnalate nel bel quadro strumenti LCD che comprende anche il pratico conta marce.



Manca il livello carburante di cui però viene segnalata la riserva anche attraverso la spia di servizio a lato dello stesso schermo allineata alle classiche di folle, frecce, ABS ecc.
Frizione a cavo, ma morbida e perfettamente dosabile che coadiuva un ottimo cambio veloce e preciso.
Cambio elettroassistito che permette di cambiare in “Salita” senza usare la frizione e senza togliere il gas.
In pratica una progressione continua senza quasi interruzioni come se ogni partenza fosse un decollo.
La moto è leggera e maneggevole anche se l’angolo di sterzo è il classico ridotto a cui MV ci ha abituato fin dalla prima F4 di quasi 20 anni fa.
Contrariamente a quello che appare la moto è gestibilissima anche per passeggiare e girare in città, non fosse per il suddetto sterzo e per la larghezza imbarazzante degli specchi retrovisori a fine manubrio.



Specchi facilmente regolabili, ripiegabili se non servono, che donano un’ottima visuale posteriore e addirittura estensibili dovesse servire, peccato che il contatto degli stessi con quelli delle auto in colonna sia molto antipaticamente frequente.
Per la sicurezza però gli stessi integrano dei “paraleve” per evitare involontari azionamenti delle leve di frizione e freno che potrebbero essere pericolosi.
Facile da guidare e da gestire ma basta entrare mentalmente in modalità “Fun” e questa Dragster si trasforma in una produttrice di libidini emozionali.
I parametri della logica vengono sconvolti e si cominci a giocare.



I più esperti potranno giocare con “l’ignoranza” escludendo TC e ABS dando gas a piene mani e sfruttando le splendide doti ciclistiche e dinamiche di questa estrema Brutale.
Se invece siete “Normali” l’intelligenza dell’elettronica vi aiuta nei momenti di difficoltà dando nel frattempo una sensazione di sicurezza confortata anche dai freni abbondanti e modulabili che arrestano l’impeto di questo vigoroso tre cilindri in spazi brevi.
Secca e rigida sulle sospensioni non digerisce le asperità del terreno ma se il fondo è liscio segue la linea in maniera perfetta, solo sul veloce perde forse un po’ di coerenza per la distribuzione dei pesi e per l’esposizione totale del pilota alla corsa nel vento dove la piccola palpebra fa quel che può deviando in parte l’aria sul casco.
Inserisco la mappa “Normal” per la Moto e “Fun” nel mio cervello, immagino Wheeling nelle prime tre marce, derapate di potenza e traversi con tanto di fumo ma rimane solo un’idea, tutte cose possibili per questa moto ma non per me.



Ma il divertimento c’è comunque le marce entrano velocemente e senza accorgersi si è già oltre la velocità di “stracciamento” della patente, basta dare gas e si vede scomparire velocemente tutto negli specchi retrovisori.
Partenze a razzo, da Dragster appunto, sono pura libidine e appena arriva una curva basta scalare qualche marcia e premere sui freni per avere una staccata forte e stabile.
La moto va guidata in curva ma l’anteriore è attaccato a terra, granitico e preciso, sembra di avere tra le mani il perno ruota invece che il manubrio.
Il gommone posteriore da ben 200 mm da una sensazione di stabilità mostruosa, anche se penalizza un po’ la maneggevolezza.
Pochi metri e si comprende l’anima di questa moto; DIVERTIMENTO PURO.



Motore pieno in tutti i regimi, come si conviene a un tre cilindri, solo un po’ ruvido in basso ma basta mettere la marcia giusta e si viene fiondati letteralmente verso l’orizzonte.
Non provo la mappa “Rain”, per fortuna non ne ho avuto bisogno e non voglio perdermi nei settaggi della “Custom” che senza esperienza rischierebbe di farmi perdere il gusto di guidare.
Però la “Sport” si mi intriga, però la abbino alla mappa “BRAIN” del mio cervello per evitare di tirarmi in testa questo gioiello Varesino.
Decisamente ancora più cattiva e appuntita l’erogazione e il davanti si alleggerisce in quasi tutte le marce se ci si da del Gas, basta però usare il suddetto cervello e il divertimento diventa sicuro in tutti i sensi.



Preferisco comunque nell’uso quotidiano la classica mappa “Normal” che è in fondo il giusto compromesso per ogni utilizzo.
Inutile dire che l’autostrada non è il suo forte, i viaggi e le passeggiate a due sono pura fantasia con questa MV ma portatela sul misto o sui passi alpini e poche moto riusciranno a starvi dietro.
Omologata per due, anche se le alte pedane e la microscopica sella che si perde nel vuoto sconsigliano vivamente il trasporto qualcuno a cui non vogliate male, a meno che sia per un breve tratto e assolutamente irrinunciabile.



Una moto destinata a un pubblico esperto e perfetta come seconda, anche terza per i più fortunati, moto, perfetta per farsi notare, ottima per divertirsi ma assolutamente inutile sempre che l’inutile non sia indispensabile come il gusto di guidare ottima compagna e complice di giochi pronta a seguire il pilota nei suoi desideri…. a meno che non gli venga voglia di nuotare.



Dati e caratteristiche tecniche sul sito ufficiale MV Agusta che ci ha messo  a disposizione la moto del test.

Materiale utilizzato per il test: Caschi Shark Raw e HJC RPHA10 – Giubbini PromoJeans Miami e OJ Skill – Pantaloni Promojeans e Jollisport – Guanti Clover – Paraschiena Zandonà – Scarponcini Forma - calze SIXS

Flap

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