Categoria: Le nostre prove



“La danza dell’elefante”
“L’elefante è un animale dal fascino inconsueto. Possente ed ingombrante ma allo stesso tempo, fragile e attento.


Nonostante il peso enorme, gli elefanti si muovono quasi senza fare rumore, con una straordinaria eleganza, quasi siano consapevoli di quanto la loro stazza possa mettere soggezione.” (La via del Sé)
Ma cavoli, è la prima Harley che guido in vita mia e mi capita questo elefante.
Guardatela, grigia, possente con quel cupolone che sembra la testa di un pachiderma con tanto di orecchie.



Però è anche elegante e le luccicanti cromature la rendono attraente.
Mi intimoriscono le dimensioni, mi fa paura il peso e quelle pedane avanzate a cui non sono abituato.
Ma la sella bassa e il largo manubrio mi aiutano.
Un minimo di briefing con Stefano di Harley Davidson Legnano che gentilissimo e paziente mi spiega le minime funzioni del blocchetto di accensione e dei comandi principali e posso mettere la prima.
Clack, secco il rumore del cambio, preciso ma secco, la frizione idraulica lascia innestare lentamente la prima e l’elefante si muove.
Incredibile il peso sembra sparire, pochi metri e un minimo di velocità e tutto sembra più facile fino allo stop successivo.



L’essenza di questa moto è il contrasto tra il peso percepito da fermo che spaventa, anche se con l’uso ci si abitua un po’, e la leggerezza con cui si governa una volta in movimento.
Provo a fare l’Americano e usare il cambio a bilanciere, ma non fa per me e usare la leva in maniera tradizionale è poi così comodo.
Mentre la strada scorre la sensazione di facilità aumenta, una volta abituati alla grossa carenatura che si inclina in curva, un po’ di fiducia nelle gomme e con un filo di gas curve e rotonde diventano esercizi di danza.
Una danza morbida lenta ma divertente e tremendamente efficace.
Posso concentrarmi ora sui vari comandi e sul grosso display che ho di fronte, innumerevoli funzioni di set-up del computer di bordo, stazioni radio e collegamenti bluetooth che sono intuitivi e gestibili con i piccoli tasti “Joystick” sui comandi elettrici, destro e sinistro.



Comandi completi con tasti per frecce separati, comandi vocali e tutti i classici tasti che ben conosciamo.
Sopra il display quattro splendidi strumenti dall’elegante fondo bianco riempiono il retro del cupolone sovrastato da una piccola unghia in plexiglass sufficiente però a proteggere abbondantemente pilota e passeggero.
Stiamo però divagando, torniamo all’inizio, giro la chiave, anzi no, la chiave non esiste, o meglio esiste una chiave per bloccare lo sterzo, chiudere le borse e aprire il tappo del serbatoio, per il resto c’è il transponder dell’antifurto che si inserisce e si disattiva semplicemente allontanandosi o avvicinandosi alla moto tenendolo in tasca.
Basta quindi ruotare un cromato “pomello” multifunzione in posizione on e schiacciare il tasto di avviamento.
Uno scuotimento dei due grossi cilindri e una voce educata comunicano che la Street Glide è pronta a cavalcare la strada.
Strano che abbia una voce educata? No, le Harley sono rumorose solo se ci si mette mano attingendo all’after market  e io sono favorevole alle marmitte educate, per farsi sentire basta il potente clacson.



Da fermo i 103” di cilindrata scuotono il telaio e il manubrio seppur filtrati da grossi silent block ma non disturbano, anzi, sembrano le pulsazioni del grosso cuore che vuole battere sempre più forte, appena inserite le marce, infatti, sembrano scomparire.
In città sul lato destro il calore del motore e del doppio collettore di scarico si fa sentire, ma del resto il raffreddamento ad aria fa quello che può.
Inutile tirare le marce, la coppia di questo bicilindrico basta per spingere con un filo di gas in ogni rapporto e solo l’indicatore di marcia inserita ci aiuta a capire quale stiamo usando, peccato che sia visibile solo con la frizione rilasciata, quindi da fermi può venire il dubbio.
Cinque marce, più la sesta come overdrive, che si inseriscono in maniera precisa anche se un po’ rumorosa, grazie a una frizione idraulica non morbidissima ma molto progressiva. Rapporti che spingono con vigore il bestione con una progressione piena e costante.



Si prende velocità quasi senza accorgersi e basta una pressione alla leva o al pedale del freno per far rallentare o fermare con vigore i quasi 400 kg di quest’Harley, miracoli di S. Brembo.
Sistema frenante supportato da un ripartitore di frenata sulle due ruote e assistito dall’ABS di serie.
La stampella laterale è facile da azionare anche in sella e ha un blocco, una sede, dove si inserisce quando il peso viene appoggiato, per scongiurare spiacevoli chiusure involontarie.
Certo la scarsa inclinazione in avanti e l’esilità sulle prima lasciano perplessi ma rimane solo una sensazione.
La moto non passa inosservata, è indubbiamente appariscente e le cromature regalano riflessi e scintillii che fanno scappare una parola di approvazione a molti passanti.
Se proprio si vuole esagerare basta accendere la radio o collegare all’impianto l’MP3 e l’effetto è totale.
Basta caricare la compagna e mettere i bagagli nelle capienti borse e partire.



Il passeggero con la sella di serie, in effetti, però si trova a scivolare indietro e non ha nessun appiglio se non lo scomodo cinghietto o aggrapparsi al pilota, però nell’ampio catalogo di optional di Harley Davidson c’è quanto per rendere “Regale” anche la porzione posteriore della sella e farsi amare di più.
Una moto perfetta per le highway Americane ma anche per le nostre strade che si perdono nelle campagne con curve morbide, basta non andare a infilarsi in strette manovre dove il peso potrebbero complicare la vita, stesso dicasi per situazioni di spostamenti in pendenza dove diventa difficoltoso spostarla senza un aiuto esterno.
Basta però un po’ di attenzione e lungimiranza per evitare di trovarsi in impaccio.
Per far danzare questo pachiderma basta muoverlo, allora anche il “Surplace” agli stop sono semplici, anche in coppia, ma è quando la strada si distende che si trasforma in un grosso elegante ballerino e noi cullati dal pulsare del motore con i piedi sulle larghe pedane possiamo goderci la strada e la musica preferita.



Il suono arriva pulito al casco e la grossa carenatura protegge dall’aria e dalle intemperie il busto e le spalle, le gambe però rimangono esposte all’aria e alla pioggia, i larghi parafanghi invece proteggono bene impedendo che la sporcizia della strada vada a far perdere lucentezza alle cromature e alla luminosa verniciatura.
Con quasi 23 litri di serbatoio le soste al distributore non sono frequenti grazie anche ai consumi che si attestano attorno ai 15 Km/l che non sono male per questo grosso bicilindrico da 1690 Cmᵌ.
Basta aprire lo splendido coperchio cromato, dov’è facile trovarsi a specchiarsi, con la chiave cilindrica che apre tutte le serrature, bloccasterzo compreso, per accedere al tappo del rifornimento.



Efficace il grosso faro anteriore e anche i due piccoli globi posteriori che integrano posizione, stop e frecce svolgono egregiamente i loro compiti, la notte così si accende insieme alla strumentazione di un color ambra che fa luce al bianco dei quadranti.
Quando la riconsegno rifletto sull’utilità di questa Street Glide sulle strade Italiane, la vedo meglio sui nastri d’asfalto del paese d’origine, ma la risposta è sempre nella solita essenza della Moto che non segue la ragione ma il Cuore.
Di sicuro quando il mio sogno Americano mi porterà negli States sceglierò un “Elefante Ballerino” come complice.

Caratteristiche tecniche sul sito Harley Davidson

Moto in prova grazie a Harley Davidson Italia

Abbigliamento utilizzato: Casco Tucano Urbano – Giacche Montecatena e Tucano Urbano – Guanti OJ e Alpinestars - Jeans Jollisport – Scarponcini Stylmartin – Paraschiena ZandonàCalze Sixs

Flap

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