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Categoria: Le nostre prove



“Rigida Ignoranza”

La strada si allunga attraverso il verde, mi sento come Dennis Hopper in Easy Rider, il manubrio è lo stesso, solo che il panorama non è quello Americano, ma quello delle campagne della periferia Ovest di Milano.


Non solo la moto sotto di cui pulsa un grosso bicilindrico USA in realtà, è Italianissima, un collage ben riuscito di pezzi speciali ed esclusivi.
Non passo inosservato, i colori sono appariscenti, psichedelici in puro stile anni ’70, sguardi curiosi a capire che moto è, facile confonderla con l’Americana, ma nello stesso tempo si capisce che è qualcosa di diverso, di unico, una Special, ma di serie.



Le Headbanger sono così moto di serie, piccola serie, ma tutte diverse grazie alle infinite possibilità di personalizzazione e soprattutto assolutamente omologate ed euro 3 nonostante i nostalgici carburatori.
Questa è la Summertime, la prima con il telaio rigido, una scuola di pensiero nel Custom che noi motociclisti “Normali” fatichiamo a capire, perché rinunciare al confort visto che è possibile, ma rispettiamo questo tipo d’ideologia.
Prendo consegna dalle mani di Luciano Andreoli, nella cornice dello Show Room di Milano, questo prezioso oggetto con le poche nozioni utili per l’utilizzo, chiave d’accensione, aria, e rubinetto della benzina, non serve altro.



Seduto quasi per terra e impugnando lo stretto manubrio T-Bar comincio a pensare di avere qualche difficoltà, se aggiungo i piedi sulle pedane avanzate e la sella senza il minimo sostegno le preoccupazioni aumentano.
Chiave di avviamento sotto la coscia sinistra, un rumore sordo e corposo che esce dal due in uno e la Bestia prende vita.
Dentro la prima e subito capisco che dovrò tenermi bene al manubrio, il due pistoni da 1530cc spinge forte e non ho nulla cui ancorarmi se non le panciute manopole a botticella.



In città faccio fatica, tombini, pavé e buche varie mettono a dura prova il fondoschiena e la stabilità, quando invece le strade migliorano, si sentono solo le onnipresenti Good Vibration e la guida diventa più rilassata.
Anche lo sterzo diventa più facile da usare, ci si abitua alla grande ruota anteriore da 21” che in fondo regala stabilità sul “veloce”, veloce appunto relativo perché questa moto non è fatta per correre, ma per passeggiare, un filo di gas e via.
Al massimo una bella sgasata per lasciare negli specchietti qualche automobilista ma inutile insistere sul gas, meglio cambiare marcia e comunque oltre i 110 km orari diventa davvero faticosa la guida se non si è abituati a questo stile di moto. Basterebbero quattro delle sei marce a disposizione, la sesta è a tutti gli effetti un’Over drive.



Un cambio preciso, anche se trovare la folle a caldo presuppone un po’ di abilità acquisita, e con una leva che nel mio caso andava leggermente alzata.
Frizione non morbida, ma non impossibile, freno anteriore da strizzare se si vuole una frenata adeguata e aiutato dal disco posteriore per spazi di arresto commisurati alle prestazioni e al peso della moto.
La potenza di una settantina di cavalli sembra molta di più grazie alla massiccia coppia di questo grosso V che a ogni apertura di gas da un calcio al posteriore rendendo necessariamente prudente la guida sul bagnato per evitare qualche adrenalinica scodata in accelerazione.



Quando la strada si allunga e il fondo è buono, la moto scorre precisa anche nei curvoni nonostante il telaio rigido che si scompone solo su qualche avvallamento sul veloce o, ovviamente, in caso di sconnessioni pronunciate, da contro regala un angolo di piega maggiore prima di raschiare l’impossibile sulle rotonde.
I comandi al manubrio sono intuitivi, nonostante le frecce separate stile BMW, ma io ci sono abituato, la strumentazione ridotta al solo contachilometri con qualche piccola spia integrata è praticamente inutile posizionato di fianco, quasi sotto a sinistra del serbatoio, ma in fondo non mi sono quasi mai posto il problema di guardarlo.
Il confort è assolutamente da veri Motociclisti Duri, ma lo stile impone questo, gambe allargate, a sinistra c’è la grossa cinghia della trasmissione primaria e a destra il cromato coperchio del filtro dell’aria.



ABS, controllo di trazione, sospensioni attive, mappature e manopole riscaldate sono fantascienza sulle Headbanger, solo l’essenziale, tanta qualità ma nulla di quanto non serva, il termine “Moto Ignorante” calza a pennello.
Vibra come un trattore al minimo, anche un autoscatto con il telefonino diventa mosso se non si spegne la moto, le manopole sono grosse, ha ancora i carburatori, il serbatoio tiene solo 8 litri scarsi, è scomoda, pesante, ecc…. Insomma è “antica” rispetto a tutto quello che il mercato delle due ruote offre, sembra una moto di 30 anni fa eppure la storia Headbanger è iniziata solo nel 2010.



Tutto sembra sbagliato, eppure forse tutto è perfetto per questa moto, o si ama o si odia, probabilmente per molti potrebbe essere una moto in più da sfoggiare e/o passeggiare, ma in questo caso anche la disponibilità economica dovrebbe essere di pari passo.
Le Headbanger, infatti, non sono economiche, ma in realtà costano meno di molte Special e di molti modelli “Base” arricchiti poi da accessori After Market, ma questi sono conti della serva che al motociclista non interessano, noi scegliamo con il cuore.



Il test è durato qualche giorno, un piccolo sogno per un motociclista normale, non è la prima volta che provo le moto di Rovato ma questa volta ho provato, città, superstrada, campagna e feste Milanesi, con tanto di esperienza piovosa, a tal proposito consiglio un piccolo parafango, ma in fondo anche questo fa parte dello spirito “Ignorante”.
Questa appariscente ed esigente, anche assetata, amica è un’ottima complice per molte occasioni mondane, avendo spazio e disponibilità la metterei insieme alle altre mie amanti a due ruote, se poi a Headbanger ne avanza una lo spazio, lo trovo.

Dati tecnici su sito di Headbanger Motorcycles

Moto messa a disposizione da Headbanger Motorcycles

Abbigliamento utilizzato: Casco LS2 – Giacca Montecatena – Pantaloni Promojeans – Stivali Forma – Guanti OJ – Intimo SIXS – Paraschiena Zandonà

Grazie a Bar Castello di Abbiategrasso

Flap

 

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