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Categoria: Dentro al bauletto



“Il Sogno dell’Elefantino”

L’Italia dei motori e delle grandi case motociclistiche, aziende che hanno fatto la storia, alcune scomparse, altre risorte, qualcuna sempre più grande e qualcuna che sopravvive.
Nella storia recente del nostro motociclismo entra di diritto la Cagiva.


Un Sogno imprenditoriale che ha fatto sognare molti giovani motociclisti, ha raggiunto grandi risultati e ha riportato alla ribalta aziende orbitanti nel proprio gruppo.

La storia

Nasce nel 1978 dalla passione di due fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni, che rilevano la allora in liquidazione AMF – Harley Davidson trasformandola in CAGIVA come l’azienda di famiglia, che si occupava di minuteria metallica.
Cagiva, acronimo di CAstiglioni GIovanni VArese, dedicato anche alla collocazione geografica dell’azienda posta appunto sulle rive del Lago di Varese e precisamente a Schiranna.
L’azienda inizia timidamente mettendo in commercio i modelli AMF con poche modifiche e le Cagiva SST 125 (Anche 250) cominciano a far sognare i sedicenni di quegli anni.



Gli anni ’80 sono gli anni delle 125 stradali e da enduro e la Cagiva ne è protagonista con motociclette belle e prestazionali che fanno breccia nel cuore dei giovani appassionati, l’Aletta Oro con una grafica che si rifaceva alle medie Giapponesi ad esempio, qualche allargamento verso le cilindrate superiori con ad esempio l’aletta rossa 350, ma che non riusciva ancora a sfondare.
Il passaggio alle cilindrate superiori avviene con l’utilizzo dei motori Ducati 350 e 650 che equipaggeranno la non riuscitissima serie delle Alazzurra.



Motori che arrivano dall’acquisizione nella metà degli anni ’80, del marchio Ducati, che insieme a Moto Morini e husqvarna, da prestigio al Gruppo.
Proprio grazie ai fratelli Castiglioni la casa Bolognese ritorna in auge, grazie alla passione che la travolge e a un certo Massimo Tamburini che crea dei modelli storici come la 916 e a Miguel Galluzzi con l’intramontabile Monster, ma questa è un’altra storia.



Anche Husqvarna conosce momenti di gloria, mentre Moto Morini rimane confinata e senza particolare sviluppo.
I tre marchi verranno via via ceduti mantenendo solo quello di MV Agusta, marchio che i Castiglioni vogliono rilanciare e con un progetto, originalmente in collaborazione con Piero Ferrari, iniziato agli inizi del ’90 sfocia, ancora grazie al genio di Tamburini, nella F4 che ancora è il simbolo del nuovo corso della Casa di Cascina Costa…...  ma anche questa è un’altra storia.



Nel frattempo gli anni ’90 sono d’oro per la Cagiva grazie soprattutto alle piccole cilindrate, le Freccia, le Mito e le Elefant riempiono le strade e anche le cilindrate superiori conoscono tempi fortunati.
La crisi delle 125 e la mancanza di modelli capaci di incidere sul mercato, l’operazione Raptor pur con ottime qualità non è gradita al pubblico, ne decretano la profonda crisi che ormai l’ha fatta sparire come marchio, seppur continuando a vivere all’interno del Gruppo MV Agusta.
Gruppo orfano del carismatico Claudio Castiglioni, mancato il 17 agosto 2011, ma nelle mani del figlio Giovanni che con passione prosegue il sogno di padre e zio.

Lo Sport

Il Motomondiale



La Cagiva inizia la sua avventura nel mondiale 500 come sponsor del Team Life che alla fine degli anni ’70 faceva correre anche Gianfranco Bonera e Marco Lucchinelli.
Poi dal 1980 inizia l’avventura vera di Cagiva, prima con degli ibridi con motore Yamaha e poi dal 1981 con una moto interamente costruita dall’azienda di Schiranna.
Anni difficili dove contrastare, lo strapotere Giapponese è un’impresa come lo è il primo punto conquistato da Jon Ekerold nel 1982 a Hockenheim.
Dal 1985 qualche sviluppo come telaio, perimetrale su stile delta box, e un nuovo 4 cilindri a V permettono di conquistare qualche punto nel mondiale 500 confermando la bontà del progetto testimoniata anche dai test effettuati da un certo Kenny Roberts.



Tanti sviluppi a seguire sia a livello d motore sia di aerodinamica, come molti i piloti che hanno portato in pista le rosse Cagiva, tra cui Virginio Ferrari, Marco Lucchinelli, Randy Mamola, Didier de Radigues, Raymond Roche, Ron Haslam, Alexandre Barros, Doug Chandler, John Kocinski e Eddie Lawson.
Proprio questi ultimi daranno i migliori risultati di quest’avventura grazie al primo posto in Ungheria nel 1991 di Lawson e le due vittorie di Kocinski nel 1993 a Laguna Seca e nel 1994 in Australia.



L’avventura mondiale della Cagiva termina con il ritiro nel 1994, anche se nel 1995 Italiano sarà ancora in pista nel gran premio d’Italia con Pierfrancesco Chili.

Parigi – Dakar



I raid Africani sono in pieno boom e anche Cagiva ne viene assorbita, tutto inizia nel 1985 con la partecipazione con Hubert Auriol a cavallo di un’Elefant 650 che sarà il mezzo utilizzato dalla casa dell’elefantino fino al 1990, quando la cilindrata aumenta a 900cc con il bicilindrico di derivazione Ducati.
Il mezzo c’è, i piloti anche, Jordi Arcarons, Alessandro de Petri e Edi Orioli, pertanto non stupisce la vittoria di quest’ultimo e il terzo posto di “Ciro”.

Negli anni successivi ancora buoni piazzamenti con ottimi piloti, oltre ai già citati, come Cyril Neveu, Danny Laporte, Marc Morales, fino al ritorno di Orioli nel 1994 per tornare alla vittoria.
La presenza di Cagiva sarà sempre da protagonista, anche se lontana dal podio fino al ritiro del 1997.

Motocross



Le moto da fuoristrada Varesine, oltre che belle, sono prestazionali e dal 1977 al 1988 solcano la terra delle piste mondiali sia nelle classi 125 sia 250.
Guidate da ottimi piloti come Corrado Maddii che solo un infortunio ha fermato verso la vittoria mondiale del 1984, ottengono due titoli mondiali, sempre nella 125, con Pekka Vehkonen nel 1985 e con Dave Strijbos nel 1985.
Buoni i piazzamenti anche nella 250, ma purtroppo nessun titolo seppur sfiorato in qualche occasione, dimostrando eccellenza Italiana ma poca fortuna nel contrastare il potere Giapponese.



Una storia di successi commerciali e nelle competizioni che hanno reso grande la Cagiva e resi orgogliosi, anche per questo, del nostro essere Italiani, moto che ancora ricordiamo e che non fanno dimenticare l’Elefantino che ci ha fatto sognare e che purtroppo da qualche tempo non si vede più.
Noi appassionati, però, speriamo che un giorno, come il suo alter ego Disneyano, il piccolo pachiderma possa cominciare di nuovo a volare alto nel panorama del nostro mondo veloce.

Flap



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