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Categoria: Dentro al bauletto

"La Leggenda in Moto"

 

 

 

Un motociclista “normale” come me, conosce e scopre, di solito per caso, l’esistenza di grandi Campioni, non ha una cultura dello sport su due ruote ampia, per lui la moto è un modo di “andare”.
La storia del motociclismo è per questo motociclista quasi sconosciuta.
Io tanti anni fa conoscevo solo i più famosi, Agostini, i contemporanei Americani d’allora e i promettenti Italiani.
Il passato era nebuloso e a tratti oscuro, a volte qualche chiacchiera tra appassionati portava alla luce scorci della gloriosa storia del motociclismo eroico.Racconti che avevano l’aria profumata di benzina, tute in pelle nere, caschi a scodella e occhialoni.

Di moto dalle esili ruote e dalle grandi carene, di gesta eroiche e di gare pericolose.
Tante immagini immaginate, ma senza l’ausilio del potente internet molte rimanevano tali come i nomi dei grandi piloti dell’epoca.  
Poi negli anni '80 una folgorazione, mi appare una moto rossa e verde, una Ducati apparentemente lunga e pesante vista per caso, una sigla 900 MHR, che sta per Mike Hailwood Replica.



Ecco la curiosità di scoprire chi fosse un pilota a cui la Ducati poteva dedicare un modello e subito si scopre che Mike “the Bile” è stato uno dei più grandi piloti degli anni ’60 e ’70.
Si scorrono così le biografie e si scopre che un diciassettenne di nome Stanley Michael Bailey HaiIwood timidamente si presenta per la prima volta a una partenza di una gara, ad Oulton Park, in Inghilterra, con una MV 125 presa in prestito.
Era il 1957 l’inizio di una carriera che l’ha fatto diventare uno dei più grandi campioni di tutti i tempi, vincitore di innumerevoli gare, fra cui dodici Tourist Trophy, e di nove titoli mondiali.
Poche settimane dopo la prima vittoria e l’anno dopo è già iscritto alla sua prima stagione internazionale.
Ad appena un anno di distanza dal suo esordio come corridore, si iscrisse a tutte e quattro le gare del Tourist Trophy.
Ottiene un terzo posto nella 250, settimo nella 125, dodicesimo nella 350 e tredicesimo nella prova più importante, quella riservata alle 500 cc.
Nei due anni seguenti partecipò alle gare con moto di molte marche, da una ltom 50 alle Norton, alle Ducati, alle Paton, alle NSU, alle MV ed a qualsiasi altro mezzo che fosse in grado di fornire una certa competitività., questo grazie alla sua capacità di adattarsi e passare da una moto all’altra con un virtuosismo incredibile, continuando a collezionare vittorie su vittorie.
Una grande prova di bravura la da nel  1961 vincendo tre gare di Tourist Trophy in una sola settimana
Di grande risalto la vittoria ottenuta nella prova più importante,quella delle 500 cc, con una Norton Manx dove mantenne una media superiore ai 160 chilometri orari e il suo giro più veloce lo fece alla vertiginosa velocità di 161 km/h.
Porta la, Honda in occasione dei suoi primi tentativi di ottenere un successo all’isola di Man, sul gradino più alto del podio vincendo con il bicilindrico nella classe 125 e con la quattro cilindri nella 250 cc lasciandosi alle spalle i piloti ufficiali della Honda Redman e Phyllis.



In quell’anno vanno aggiunte quelle ottenute al G.P. d’Olanda, a quello della Germania dell’Est e a quello di Svezia: tali risultati, uniti a tre secondi posti, lo portarono alla conquista del titolo mondiale delle 250 cc.
Ma anche nelle altre classi ottenne risultati di rilievo, come i sei secondi posti, due vittorie e un quarto posto nella 500 cc.
Non male, visto che Hailwood a quell’epoca non era un corridore ufficiale vero e proprio: la moto gli era stata data in prestito dalla Honda con sostegno della casa.

Il conte Agusta, nello stesso anno, fissò l’attenzione su Hailwood consentendogli di correre a Monza con le MV quattro cilindri di 500 e 350 cc, in occasione della penultima prova valida per il campionato del mondo.
Hailwood dimostrò vinse la 500 e si classificò secondo dietro a Hocking nella 350 cc.
Questi due successi diedero inizio al lungo e fortunato sodalizio Hailwood-MV il pilota inglese rimase con la Casa italiana fino al 1965, battendo in quegli anni con la casa di Verghera quasi tutti i record sul giro e sulla distanza e raccogliendo per la MV ben quattro titoli mondiali consecutivi, sempre nella massima cilindrata.

Dopo questi successi con la MV Agusta, Hailwood tornò alla Honda e vinse 4 titoli mondiali nel 1966 e nel 1967 nelle categorie 250 cc e 350 cc.
Proprio nel 1966 Hailwood svolgeva quindi nella massima cilindrata il ruolo di gregario nei confronti di Redman: ma verso la metà della stagione si ebbero degli sviluppi drammatici, in quanto Redman fu costretto a ritirarsi dalle corse per una frattura ad un braccio riportata in una caduta.
Al Gran Premio d’italia, ultima prova di campionato mondiale, si ruppero le valvole della Honda di Hailwood mentre era lanciato all’inseguimento di Agostini, e il Campione Italiano si impadronì di un titolo che chiunque, all’inizio della stagione, avrebbe pensato fosse a completa disposizione della Honda.
Hailwood comunque riuscì a conquistare i titoli mondiali delle classi 250 e 350 cc.
Nel 1968 la Honda annunciò la propria decisione di abbandonare ogni forma di attività agonistica, contribuendo in gran parte a mettere la parola fine alla brillante carriera del campione inglese.

Circolavano voci che Hailwood fosse stato ugualmente pagato dalla Honda anche per il 1968, purché non accettasse di correre con altre marche.
Difatti Mike disputò solo poche gare con le vecchie Honda rìmastegli, anche se piuttosto malridotte e praticamente sprovviste di ricambi.
Hailwood però accetta gli inviti, profumatamente pagati, degli organizzatori italiani che vogliono a tutti i costi il loro bravo duello Agostini-Hailwood per richiamare pubblico.
Quello stesso anno per il G.P. delle Nazioni a Monza il conte Agusta gli offre ancora la possibilità di guidare le MV.
Hailwood accetta ed effettua le prove; quando però gli viene detto che in gara dovrà dare la precedenza al suo ex compagno di squadra Agostini, si inalbera e all’ultimo momento passa a guidare la Benelli 500 che gli viene offerta dalla Casa pesarese.
Purtroppo cade lasciando al vittoria al Bergamasco.
Porterà in gara ancora la Benelli per altre gare durante la stagione, ma sono gare più per soddisfazioni economiche  che sportive, queste arriveranno verso fine stagione grazie alle sue Honda dove riesce in alcune gare ad imporsi nei confronti del rivale Agostini.
Nel ‘70 e nel ‘71 partecipa a Daytona nello squadrone delle BSA ma non ha fortuna e si ritira entrambe le volte, dopo essere anche caduto in prova.
Nel ‘71 gli organizzatori del circuito di Pesaro fanno sensazione annunciando la straordinaria rentrée di Hailwood con la Benelli 350, ma non c’è niente da fare contro la MV di Agostini, che vince questo ennesimo confronto.
Da sempre attratto anche alle quattro ruote dedica sempre più interesse alle gare di formula
Nel ‘72 è campione europeo di Formula Due e si distingue in seguito anche in Formula Uno con Lotus, Surtes e Mc Laren, ottenendo però risultati ben lontani dalle sue aspettative e a quelle ottenute sulle due ruote



Nel ‘74, al Nùrburgring, la sua McLaren esce di strada ed egli riporta gravi fratture alle gambe che lo indurranno ad abbandonare l’attività, dopo essersi trasferito in Nuova Zelanda.
Ma ecco che nel 1977, così come si era detto ad ogni inizio di stagione, si diffonde la notizia di un ritorno di Hailwood alle corse motociclistiche.
Complice Steve Wynne della Sport Motor Cycles Ltd. che gli fece provare una Ducati 900SS preparata da lui.
Mike Hailwood ne apprezzò talmente tanto l'assetto che decise di poter tornare a correre con una Ducati al Tourist Trophy dell'Isola di Man l'anno successivo.
La Ducati 900 NCR erogava una potenza di circa 87 CV, inferiore a quella della quattro cilindri Honda ufficiale di Phil Read, realizzata appositamente per conquistare il primo mondiale del Tourist Trophy.
Mike Hailwood riuscì ad imprimere un ritmo molto elevato sorpassando eroicamente anche il favorito al titolo Phil Read sulla Honda ufficiale e conquistando così sia la gara che il titolo mondiale.
Una settimana dopo Mike Hailwood si impose nuovamente a Mallory Park. Una vittoria Leggendaria, sicuramente una delle più affascinanti, conquistata dall’Inglese su Ducati 900 NCR, vittoria che valse anche il primo titolo del mondo per Ducati.



Si ripeté nel 1979 vincendo il Senior TT con una Suzuki, ultima vittoria per lui.

Morì il 23 marzo 1981 a Birmingham, insieme alla figlia Michelle, pochi giorni prima di compiere il quarantunesimo anno di età,  come spesso accade per ironia della sorte per chi ha rischiato la vita correndo sulle strade più pericolose del mondiale, in un incidente stradale che coinvolse la sua autovettura ed un camion che aveva effettuato una inversione ad U irregolare.
Viene da tutti ricordato come un pilota istintivo, forte e irruento, capace di grande adattamento, lontano dall’antagonista di sempre, Giacomo Agostini preciso e metodico, riusciva a supplire ad una inferiorità di mezzi con il suo innato talento.

Stanley Michael Bailey Hailwood  nato a Great Milton il  2 aprile 1940
Soprannominato "Mike the Bike" per la sua innata predisposizione alla guida delle moto e per la sua proverbiale capacità di adattarsi ad ogni mezzo e sfruttarne il potenziale fino in fondo.
E’ annoverato, di diritto, tra i più grandi campioni del motociclismo sportivo di tutti i tempi.
Mike Hailwood nella sua carriera motociclistica ha potuto vantare 76 vittorie in motomondiale che lo collocano ai primissimi posti nella classifica dei piloti più vittoriosi. Ha vinto 9 titoli mondiali (4 nella classe 500cc, 2 nella 350cc e 3 nella 250cc) , ma soprattutto  ha trionfato 12 volte Tourist Trophy. considerata la gara motociclistica più celebre e pericolosa del mondo, dove ingaggiò epiche sfide con l'acerrimo rivale Giacomo Agostini, scrivendo tra le più belle pagine nella storia del motociclismo sportivo rivivibili in molti filmati che troviamo nel web.

Flap

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