Categoria: Biker World



“La testa a posto”

Il Casco per molti era un accessorio indispensabile, per tutti lo è diventato per legge dal 1 agosto del 1986 quando l’obbligo ha colpito e poi, con il tempo, convinto tutti i motociclisti.
Caschi jet, apribili e integrali, da pista, turistici e da fuoristrada, in materiali termoplastici, fibre di vetro e carbonio, ma soprattutto di tutti i prezzi.

 

 

Così curioso come sono, ho incontrato per fare due chiacchiere chi di caschi se ne intende.
Alla Caberg, al dispetto del nome, Italianissima, il nome, infatti, è l’acronimo di CAschi BERGamo, mi accoglie Valerio Boeri, un cognome ben noto a chi ha qualche anno di tradizione motoristica, che è il coordinatore degli agenti italiani dell’azienda Bergamasca



Una fabbrica moderna che mischia il nuovo e il tecnologico con la tradizione in modo raffinato ed elegante, come nel caso della sala in cui siamo a chiacchierare con un vasto e “antico” tavolo da lavoro di legno con sedie in plexiglass e alle pareti la gamma di modelli e colori disponibili a catalogo.
Ovviamente si parte dalla storia della Caberg, fondata dal Dott. Capelli Corrado nel lontano 1974, il quale attualmente ricopre anche la carica presidente dell’ANCMA.
Prima in una sede nella città di Bergamo e da quattordici anni nella sede attuale poco distante, ma da sempre producendo solo caschi specializzandosi negli anni sempre di più nel settore del turismo e dei materiali termoplastici.
Negli anni d’oro dell’industria Italiana Caberg ha sempre cercato di staccarsi dagli altri e trovare nuove soluzioni.



E’ stata, infatti, la prima casa Italiana a produrre un casco apribile nei primi anni ’90 con il C292, seguito a breve dal più famoso Just One, che permetteva già all’epoca l’apertura della mentoniera utilizzando solo una mano a differenza di tutta la concorrenza che richiedeva l’utilizzo di entrambi le mani per tale operazione.
E subito dopo l’innovazione dell’introduzione della visiera interna fumè a forma di occhiale a scomparsa, anche qui i primi al mondo e subito imitati dagli altri produttori.
Evoluta, a partire dal 2002, quando Caberg ha dotato i suoi principali modelli di casco con il sistema DVT (Double Visor Tech) che consiste nell'offrire non solo la visiera principale trasparente, ma anche una scura. Tale visiera interna, progettata con una forma a occhiali da sole, è facilmente retrattile per consentire motociclisti di viaggiare sempre con la luce perfetta.
Un altro esempio di questa continua innovazione e ricerca di soluzioni nuove è la presentazione del primo casco “Cabrio” con il modello EGO nel 2010 oppure con il modello HyperX casco omologato integrale con la possibilità di rimuovere il mentoncino anteriore.



E poi l’espansione che vede protagonista Caberg negli ultimi anni, nonostante la crisi del settore, crescita che coincide quando dal 2008 ha iniziato a servire direttamente il mercato italiano, invece di affidarsi a distributori, con agenti di vendita in tutte le regioni, mentre in paesi stranieri ci affidiamo a diversi distributori, che hanno le proprie vendite forza di diffondersi in tutta Europa.
Una realtà di circa 250.000 caschi prodotti l'anno, con una nostra collezione che offre tre modelli di flip-up in 8 colori e grafici, tre full face in 16 colori / grafica, sei modelli Jet in 15 colori / grafica e 5 modelli per il mercato junior.
Tutti assemblati, decorati e confezionati da persone qualificate e con esperienza, che sono in grado di garantire massimi livelli di qualità di produzione Italiana.
Caberg è leader in alcuni grandi paesi come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, ma i nostri prodotti sono distribuiti in tutta Europa e in altri paesi come Israele, Russia, Messico, Sud America, Hong Kong, Taiwan, Indonesia, Malesia, Turchia, e Marocco.



Non male penso, mentre nel mio piccolo faccio mente locale che, in effetti, in testa a molti motociclisti e amici vedo caschi di quest’azienda.
Nel frattempo ci raggiunge Andrea Donghi responsabile del prodotto con cui possiamo approfondire gli aspetti tecnici, no una cascata di dati ma parole da appassionato che cercano anche di far capire e sfatare tante leggende metropolitane riguardo ai caschi.
La fibra è davvero più sicura delle materie termoplastiche?
Domanda tipica da bar e spesso la risposta è data è uno scontato sì, ma si dimentica il diverso comportamento delle calotte, e soprattutto della qualità dello strato interno in polistirolo, quello che deve, di fatto, assorbire l’urto, quello che deve supplire all’elasticità della “Plastica” o alla rigidezza della “Fibra”, un buon casco in materiale plastico ha le stesse garanzie di sicurezza di un più prestigioso prodotto in fibra, a svantaggio dei primi un decadimento delle qualità della calotta dopo qualche anno, ma del resto anche il polistirolo interno ha un invecchiamento, quindi in entrambi i casi, la sostituzione dopo un massimo di 5 anni è consigliata.
Nell’ottica del turismo poi, settore dove Caberg ha investito energie e sviluppo, le materie plastiche permettono una precisione degli accoppiamenti e dei vari particolari indispensabili soprattutto nella gamma dei caschi modulari.


La stessa risposta mi è data anche riguardo di inserire nella gamma anche un modulare in carbonio, sull’onda del loro ottimo V2X, dove anche l’aumento di peso non giustificherebbe l’utilizzo di tale materiale pregiato.
Non sembra e non doveva essere un’intervista, ma uno scambio d’idee e opinioni tra chi vive la moto e quindi il casco da utente, che ne ha calzati di diversi marchi con i loro pregi e difetti, e chi li progetta, li produce e cerca di dare sempre un prodotto all’avanguardia.



Si discute sulla grafica, sulle strategie di mercato che a volte noi utenti finali non comprendiamo e sul fatto che spesso un marchio s’identifica con un pilota, da sempre primo veicolo di pubblicità ed emulazione, ma nel caso di Caberg improbabile visto il settore in cui sono specializzati, quindi espansione magari lenta ma capillare e indirizzata a chi la moto la vive magari quotidianamente con i piccoli problemi e piccole esigenze cui anche un casco dovrebbe dare risposta.
Oltre alla crisi c’è l’aggressiva avanzata dei prodotti del far East, prodotti che invadono un già saturo mercato cui l’azienda Lombarda però risponde cercando di differenziarsi, di garantire un ottimo prodotto, orgogliosa di essere totalmente Made in Italy.
Progettazione, materiali e produzione sono in Italia, così come l’assemblaggio e le verifiche di omologazione e test.
Verifiche svolte mediante prove di laboratorio, presente in sede, fatte per i caschi fabbricati al fine di controllare e garantire la qualità superiore e standard di sicurezza stabiliti dalla Comunità europea con il regolamento ECE 22-05.



Inoltre, laboratorio Caberg è uno tra i pochi che ha ottenuto la ECE 22-05 certificazione a causa dei suoi macchinari ad alta tecnologia e l'alto livello professionale dei tecnici vi opera.
Caberg è orgogliosa del risultato di sei dei suoi top di gamma, premiati con un punteggio eccellente (quattro caschi hanno ricevuto 5 stelle su 5 e due caschi 4 stelle su 5) con il test di sicurezza SHARP fatto dal ministero britannico dei Trasporti.
È possibile visualizzare i valori di test sul sito Sharp.

Il tempo di guardare l’orologio e mi accorgo di aver rubato quasi due ore a Valerio e Andrea, sempre così quando si parla di passione e gli interlocutori credono in quello che fanno.
E’ sempre difficile interrompere chiacchiere piacevoli che spaziano e si allargano verso le moto e sulle avventure vissute da motociclisti, ma è l’ora di pranzare e congedarsi in attesa di un futuro certo incontri in uno dei tanti Caberg Day che Valerio stesso porta in giro per l’Italia, occasione per conoscere e provare degli ottimi prodotti.
Certo il casco, come le moto, è un articolo emozionale, ma a volte basta provarlo per innamorarsi.

Tutta la gamma dei modelli Caberg li trovate sul sito dell'azienda.

Flap

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